Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

... .. . - Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO IV * NUMERO 37 * DICEMBRE· 1957 Bibloteca Gino Bianco

• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • e •• • • • • • • • • • •• • • BiblotecaGino Bianco Olivetti Lexikan Elettrica È lo strumento necessarlo ad un lavoro dattilografioo intenso e ad un elevato numero di copie . La Lexikon Elettrica ha ,·est automatici tutti i servizi; e ne viene un aumento tanto della qualità come del volume del lavora • Si ottengono normalmente, velocità molto elevate e maggior numero di copie rese uniformi dalla impersonalità della battuta meccanica . Il rendimento complessivo è dunque largamen;,te superiore a quello della macchina manuale . •••••

I Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Bibloteca Gino Bianco

SOMMARIO XEditoriale [ 3] l ~Renato Giordano Tullio De Marco N.d.R. Pasquale Emilio Principe Vittorio Frosini Giuseppe Passalacqua Cesare Mannucci L'Inghilterra e la zona di libero scambio [9] La polemica contro lo storicismo [ 31] GIORNAI,E A PIÙ VOCI Candidature per l'Europa [ 49] Libertà per la giustizia [51] Il Ri·sorgimento nel Mezzogiorno [55] La psicologia del rancore [58] Emigranti nell'alto Milanese [ 66] DÒCUMENTIE INCHIESTE Giorgio Tutina Camorra 1957 [75] CRONACHEE MEMORIE Vittorio De Caprariis L'avvento di Mendès-France [91] Beniamino Finocchiaro Antonio Nitto Antonio Marando Une eopia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamentia Italia annuale L. 3.300 semestrale L. 1.700 Estero annuale L. 4.000 semestrale L. 2.200 Nord • Sud e Nuova Antologia Italia annuale L. 5.500 Estero » L. 7.500 Effettuare i ver•amenti aul c.c.P. u. 3/34552 inteatato a Arnoldo Mondadori Editore • Milano Bibloteca Gino Bianco RECENSIONI In memoria di Piero Calamandrei [119] I problemi dello sviluppo economico con partzcolare riguardo alle aree arretrate [123] La Teda [ 126] DffiEZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 392.918 SEDE ROMANA: Via Mario dei Fiori, 96 • Telelono 687.771 DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI Amministrazione Rivista Nord e Sud l\filano - Via Bianca d.i Savoia, 20 Tel. 85.l 1.40

. INDICE DELL'ANNATA 1957 Bibloteca Gino Bianco

INDICE DELL'ANNATA 1957 SOMMARIO DEL N. 26 Editoriale . . . . . . . pag. 3 Nello Ajello - Decadenza del quotidiano . . . . . . » 7 Paolo Ungari - Riforma universitaria e democrazia industriale . . . . . . . » 32 DISCUSSIONI Lezzi Paresce Passalacqua - Mezzogiorno e unità socialista . . . . . . . . . » 48 ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - Rilancio frontista . . >> 59 Ornella Francisci Osti - Il paesaggio e le cose belle . . . » 64 Salvatore Onufrio - Crisi regionale siciliana: 2° tempo . . » 67 Salvatore Cambosu - La << polpa » della Sardegna . ~ . ~~ 73 Elena Craveri Croce - Un investimento a fondo perduto . >> 75 DOCUMENTI E INCHIESTE Roberto Pane - Città d'arte e . paesaggio . . . . . . . » 80 Nello A jello - Il settimanale di attualità (I) . . . . . . ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - I nuovi incentivi . . Gino Lori - L'Avanti! . . . Arnaldo Vendittt. - Il patrin10nio artistico e lo Stato • . Giulio Salvi - Linee di preminente interesse nazionale . Ferdinando Isabella - La scuola: stato di necessità . . . Salvatore O nufrio - Cronache siciliane . . . . . . . ' PAESI E CITTA Aldo Falivena - Il Cilento . . CRONACA LIBRARIA Elena Craveri Croce - Verità delle fiabe . . . . . . . Antonio Palermo - Letteratura Renato Grispo e Elémire Zolla - Storia contemporanea . . SOMMARIO DEL N. 28 pag. 35 » 66 » 77 » 81 » 83 >> 86 » 90 » 96 » 118 » 121 » 124 Editoriale . . . . . . . pag. Francesco Compagna - Il mercato europeo del lavoro • . Aldo Greco - Il movimento cooperativo tra gli assegnatari in Puglia, Lucania e Molise . . . . . . . . » 93 Nello A jello - Il settimanale di 3 6 17 LETTERE AL DIRETTORE • • • CRONACA LIBRARIA Alberto Acquarane - Storia contemporanea . . . . . Arturo Andrei - Diritto . . . SOMMARIO DEL N. 27 » - 102 >> 106 >> 116 Editoriale . . . . . . . pag. 3 6 Michele Cif arelli - Esperienza meridionalista . . . . . » Bibloteca Gino Bianco II attualità (II) . . . . . . >> NOTE DELLA REDAZIONE * - L'industrializzazione dirottata . . . . . . . . . » ** - La riforma degradata . » *** - Gli incentivi emendati . » ' GIORNALE A PIU VOCI Giuseppe d'Euf ernia - Aspetti giuridici dei gruppi di pres- . s1one . . . . . • • • • 56 58 61 69

Dorella Ferrari - Emigranti in Svezia . . . . . . . . Leonardo Sacco - << Scheda » da Matera . . . . . . . . Elena Craveri Croce - Le tappe del << recupero >> • • • • • Stefano Rodotà - La via socialista alla cultura . . . . . DOCUMENTI E INCHIESTE Ri'ccardoMusatti - Terra senza . ' c1tta . . . . • • • • • Cl<ONACA LIBRARIA Tullio De Mauro - Urbanistica Enn1:o Ceccari"ni, Vittorio de pag. 71 » 76 » 80 » 85 » 88 ),'> 114 CRONACA LIBRARIA Tullio De Mauro - Lukacs e la critica marxista • . . . . pag. 121 Gundolf, Zolla, Pietra, Wainstein - Lettere straniere . . » 124 - SOMMARIO DEL N. 30 Editori·ale • • • . . . . pag. Francesco Compagna - La città settentrionale e la campagna meridionale . . . . . . Giovanni· Cervigni e Giuseppe Galasso - Il Mezzogiorno e il Partito Socialista . . . ' GIORNALE A PIU VOCI » » 3 7 24 Caprariis, Antonio Palermo - Letteratura . . . . . . » 123 N.d.R. - L'esodo delle intelliSOMMARIO DEL N. 29 Editoriale . . . . . . . pag. Renato Giordano - Le obiezioni ai trattati . . . . . . . » Nello A jello - Il setti1nanale di attualità (III) . . . . . . » ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - Divergenze . . . . Antònio Marando - L'industrializzazione in Tribunale . . Leonardo Sacco - Scheda comunale da Matera . . . . . Ferdinando Isabella - Dieci anni e centomila aule . . . . DOCUMENTI E INCHIESTE Mario Unnia - Meridionali a » » » » Torino . . . . . . . . » ' PAESI E CITTA Roberto Berardi - Lecce: economia, politica, cultura • • • » LETTERE AL DIRETTORE . . . » Bibloteca Gino Bianco 3 6 20 61 63 67 71 genze . . . . . . . . A nton Giuli·o Bragaglia - Il teatro come servizio pubblico Vittori·a Omodeo - Le borse di Fanfani . . . . . . . Alberto Prozzi'llo - I giovani comunisti a Napoli . . . Nello Ajello - Napoli anticonformista . . . . . . . DOCUMENTI E INCHIESTE Carlo Turco - Finanziamenti speciali e industrializzazione CRONACA LIBRARIA . R. Colapietra, V. F1-♦ore, R. Perrone Capano, A. Rendi - Attualità politiche . . . . Ennio Ceccarz·ni· - Letteratura . >> » >> » >> 39 42 51 58 64 » 70 » 109 » 123 78 SOMMARIO DEL N. 31 86 111 III DOCUMENTI E INCHIESTE SULLA RIFORl\1:A AGRARIA IN TRE COMPRENSORI MERIDIONALI Editori·ale . . . . . . . Giuseppe Galasso - La Riforma Agraria in Sila . . . . pag. 3 6

Aldo L. Osti - La Riforma nella Fossa premurgiana . . pag. 50 Raffaele Colapi·etra - La Riforma nel Fucino . . . . . » 78 In Appendice: Aldo Falivena - Un confronto col Delta Padano . . . . » 109 SOMMARIO DEL N. 32 Editoriale • • • • • • • Giuseppe Galasso - Nuovo corso del sindacalismo nel Sud? Elena Craveri Croce - La funzione del pubblicista . . . Renato Giordano - Le fonti di energia e l'avvenire d'Europa ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - Il centrismo . . . Antonio Lettieri - Laici e cattolici nel movimento studentesco ........ . Antonio Nitto - Gli ortofrutticoli nel Mercato Comune . Aloisio Rendi - Emigranti in Germania . . . . . . . Corrado Beguinot - La << decompressione » di Napoli . DOCUMENTI E INCHIESTE Ornella Franci·sci Osti - La pubblicità sui quotidiani . Carlo Cocchia - L'edilizia scolastica: aspetti urbanistici . LETTERE AL DIRETTORE CRONACA LIBRARIA A. Acquarone, R. Colapi"etra, L. V alian,: - Storia . . . . Antonio Palermo - Letteratura . pag. » » » » » » » 3 6 20 28 37 46 55 59 64 75 » . 92 » 103 » 113 » 123 Vittorio de C aprariis - Il problema degli <<apparati» . . ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - Le scelte dell'industrializzazione . . . . . Salvatore Cambosu - <<Forza Paris » . . . . . . . . Pasquale Brunetti - Produttività e corsi professionali . . Mario Bini - Emigranti in Eritrea . . . . . . . . Tullio de Mauro - Mumford a Roma . . . . • • • • DOCUMENTI E INCHIESTE Franco Fiorelli - Il lavoro giovanile in Itali a . . . . . Giorgio Giargia - Tecnica e cultura nella formazione dei dirigenti d'azienda . . . ' PAESI E CITTA Gi·orgio Di Stefano - Un Comune calabrese: Mileto . . CRONACA LIBRARIA Francesco Compagna, Raff aello Franchini, Franco Rizzo - Saggistica . . . . . . . S01\fMARIO DEL N. 34 Editoriale • • • • • • • Francesco Compagna e Vittorio de Caprariis - La fluidità dell'elettorato italiano . . . Ferdinando Isabella - La politica dei lavori pubblici (II) . .._çteafno Rodotà - Eretici comunisti o socialisti liberali? . . GIORNALE A PIÙ VOCI N.d.R. - Il 40% degli investipag. 23 » 35 >> » >> » » » 41 44 46 55 58 89 » · 104 >> , 119 pag. » » » 3 7 21 39 SOMMARIO DEL N. 33 Editoriale menti dell'IRI e dell'ENI . » 51 . . . . . . . pag. Ferdinando Isabella - La politica dei lavori pubblici (I) . » 3 A loisi·o Rend,i - V n anno dopo: Collaborazione economica ita7 lo-tedesca . . . . . . . 54 IV Bibloteca Gino Bianco

Silvestro Delli Veneri· - Servizi ispettivi . . . . . . . . pag. 59 Francesco Compagna - L'arcobaleno insolente . . . . . » 63 Francesco Compagna - Cronache napoletane . . . . . » 66 DOCUMENTI E INCHIESTE Cesare Mannucci - Il Piemonte e l'esodo rurale . . . . . » 70 94 Giorgio T utino - Ostelli e campeggi sui << due golfi » . . » ' PAESI E CITTA Salvatore Onufrio - Un comune siciliano: Mazara del Vallo . . . . . . . . RECENSIONI Nello A jello - Due anni a Roma . . . . . . . . Ennio Ceccarini - Il barone rampante . . . . . . . Francesco Compagna - Italia e Stati Uniti . . . . . . Antonio Palermo - Roma vestita di nuovo . . . . . . SOMMARIO DEL N. 35 Editoriale . . . . . . . Renato Giordano - Socialismo e destalinizzazione . . . . Francesco Compagna - Le sabbie mobili . . . . . . . ' GIO~NALE A PIU VOCI N.d.R. - Salvemini . . . . Roberto Berardi - L'insegnamento della storia contemporanea in I tali a e in Francia . Salvatore Cambosu - Asterischi sul banditismo in Sardegna . Nicola Pierri - Dell'Oro di Dongo . . . . . . . . Giovanni Ferrara - Un credito aperto . . . . . . . . Bibloteca Gino Bianco » 110 » 119 » 123 » 125 » 127 pag. 3 » 11 » 25 » » >> » » 39 43 47 56 59 DOCUMENTI E INCHIESTE Carlo Turco - Sui criteri interpretativi della << attuazione » dello << Schema Vanoni » . . Alberto Prozzillo - Napoli demografica . . . . . . . CRONACHE E MEMORIE Vittori·o de Caprariis - L'avpag. 61 » 78 vento di Mendès-France (I) >> 91 RECENSIONI Rafjaello Franchini - Diario critico (Ragghianti) . . . » 125 SOMMARIO DEL N. 36 Editoriale . . . . . . . pag. 3 7 V Giovanni Cervigni· - Le contraddizioni del neofrontismo Renato Giordano - Il processo al Mercato Comune . . . ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. - Sora . . . . . . Stefano Rodotà - La delegazione italiana al festival della . ' g1oventu . . . . . . . Antonio Lettieri - La conferenza internazionale degli studenti . . . . . . . Federico Gozzi - La tela del ragno . . . . . . ... DOCUMENTI E INCHIESTE Giuseppe Ciranna - Opinioni e polemiche sulla crisi vitivinicola ...... . Elena Craveri Croce - Territorio domestico . . . . . CRONACHE E MEMORIE Vittorio de Caprari'is - L'avvento di Mendès-France (II) RECENSIONI .4lberto Acquarone - Alla ricerca della libertà . . . . » » » 20 37 41 45 49 55 » 82 90 » 114 I

Nello Ajello - Il vero Silvestri . pag. 118 Vittorio Frosini - Un angelo si traveste . . . . . . . . » 121 Ennio Ceccarini - Un n1atrimonio del dopoguerra . . . >> 124 Antonio Paler1no - Fuochi a mare . . . . . . . . Salvatore Cambosu - La distribuzione della popolazione e i centri abitati della Sardegna S01\IMARIO DEL N. 37 Editoriale . . . . . . . Renato Giordano - L'Inghilterra e la zona di libero scambio • • • • • • • Tullio de Mauro - La polemi- » 126 » 127 pag. 3 ).) 9 ca contro lo storicismo . . >> 31 ' GIORNALE A PIU VOCI N.d.R. l'Europa Candidature • • • • • per • • Pasquale Emilio Principe - Li- » 49 • Vittorio Frosini - Il Risorgimento nel Mezzogiorno . . Giuseppe Passa/acqua - La psicologia del rancore . . . Marcello Fabbri - Frane, piani e voti . . . . . . . . Cesare Mannucci - Emigranti nell'Alto Milanese . . . . DOCUMENTI E INCHIESTE Giorgio Tut1:no - Camorra 1957 CRONACHE E MEMORIE Vittorio de Caprariis - L'avvento di Mendès-France (III) . RECENSIONI Beniamino Finocchiaro - In memoria di Pietro Calamanpag. 55 » 58 » 63 » 66 » 75 » 91 drei . . . . . . . . . » 119 Antonio N1:tto - I problemi dello sviluppo economico con particolare riguardo alle aree arretrate . . . . . . . » 123 bertà per la giusti zia . . . >> 51 Antonio Marando - La Teda . » 126 VI Bibloteca Gino Bianco

INDICE DEGLI AUTORI Acquarone Alberto, 26 (p. 106), 32 (p. 115), 36 (p. 114). Ajello Nello, 26 (p. 7), 27 (p. 35), 28 (p. 17), 29 (p. 20), 30 (p. 64), 34 (p. 119), 36 (p. 118). Andrei Arturo, 26 (p. 116). Beguinot Corrado, 32 (p. 64). Berardi Roberto, 29 (p. 86), 35 (p. 43). Bini Mario, 33 (p. 46). Bragaglia A nton Giulio, 30 (p. 42). Brunetti Pasquale, 3 (p. 44). Cambosu Salvatore, 26 (p. 73), 32 (p. 41), 35 (p. 47), 36 (p. 127). Ceccarini Ennio, 28 (p. 123), 30 (p. 123), 34 (p. 123), 36 (p. 124). Cervigni Giovanni, 30 (p. 24), 36 (p. 7). Cifarelli Michele, 27 (p. 6). ci·ranna Giuseppe, 36 (p. 55). Cocchia Carlo, 32 (p. 92). Colapietra Raffaele, 30 (p. 121), 31 (p. 78), 32 (p. 121). Compagna Francesco, 28 (p. 6), 30 (p. 7), 33 (p. 119), 34 (pp. 7, 63, 66, 125). Craveri Croce Elena, 26 (p. 75), 27 (p. 118), 28 (p. 80), 32 (p. 20), 36 (p. 82). De C aprariis Vittorio, 28 (p. 125), 32 (p. 23), 34 (p. 7), 35 (p. 91), 36 (p. 90), 37 (p. 91). - Delli· Veneri· Silvestro, 34 (p. 59). De Mauro Tullio, 28 (p. 44), 29 (p. 121), 32 (p. 55), 37 (p. 31). D'Eufemia Giuseppe, 28 (p. 69). Di Stefano Gi·orgio, 33 (p. 104). Fabbri Marcello, 37 (p. 63). Pali.vena Aldo, 27 (p. 96), 31 (p. 109). Ferrara Gi·ovanni, 35 (p. 59). Ferrari Dorello, 28 (p. 71). Fiore Vittore, 30 (p. 109). Fiorelli Franco, 33 (p. 58). Franchini Raffaello, 33 (p. 122), 35 (p. 125). Francisc1: Osti Ornella, 26 (p. 64), 32 . (p. 75). Frosi'ni Vittorio, 36 (p. 121). Galasso Gi·useppe, 30 (p. 24), 31 (p. 6), 32 (p. 6). Gi·argia G1:orgio, 33 (p. 89). Giordano Renato, 29 (p. 6), 32 (p. 28), 35 (p. 11), 36 (p. 20), 37 (p. 9). Gozzi Federico, 36 (p. 49). Greco Aldo, 26 (p. 93). Grispo Renato, 27 (p. 127). Isabella Ferdi'nando, 27 (p. 86), 29 (p. 71), 33 (p. 7), 34 (p. 21). Lettieri Antonio, 32 (p. 46), 36 (p_. 45). Lezzi Pi'etro, 26 (p. 48). Lori Gi"no, 27 (p. 77). A1annucci Cesare, 34 (p. 70), 37 (p. 66). Marando Antonio, 29 (p. 63). Musatti Riccardo, 28 (p. 88). Ni.tto Antonio, 32 (p. 55). Omodeo Vittoria, 30 (p. 51). Onufrio Salvatore, 26 (p. 67), 27 (p. 90), 34 (p. 110). Osti Aldo L., 31 (p. 50). Palermo Antonio, 27 (p. 121), 28 (p. 127), 32 (p. 123), 34 (p. 127), 36 (p. 126). Pane Roberto, 26 (p. 80). Paresce Enrico, 26 (p. 52). Passa/acqua Giuseppe, 26 (p. 54), 37 (p. 58). Perrone Capano Renato, 30 (p. 116). · VII Bibloteca Gino Bianco

• Pierri Nicola, 35 (p. 56). Principe Pasquale Emilio, 37 (p. 51). Prozzillo Alberto, 30 (p. 58), 35 (p. 78). Rendi A/01:sio, 30 (p. 1.13), 32 (p. 59): 34 (p. 54). Riz:to Franco, 33 (p. 125). Rii;JdotàStefano, 28 (p. 85), 34 (p. 39), 36 (p. 41). Sricco Leonardo, 28 (p. 76), 29 (p. 67). . . Salvi Gi.ulio, 27 (p. 83). Turco Carlo, 30 (p. 70), 35 (p. 61). Tutino Giorgio, 34 (p. 94), 37 (p. 75). Ungari Paolo, _26 (p. 32). Unnia Mario, 29 (p. 78). l' aliani Leo, 32 (p. 113). Venditti Arnaldo, 27 (p. 81). Zolla Elémire, 27 (p. 124), 29 (p. 127). Archetipografìa di Milano s.p.a. -· Viale Umbria, 54 BiblotecaGino Bianco

Editoriale Lo schieramento socialista italiano attraversa oggi una crisi assai grave,. j(!rse la crisi più grave dai tempi della scissione di Palazzo Barberini e dell'avventura frontista. Una constatazione che non si può fare senza amarezza e senza che il ricordo di altre situazioni politiche, di altri tempi, non intervenga ad accrescere l'amarezza medesima: il socialismo italiano, sembra soggiacere ancora una volta ad un suo fatale destino, ad un desti110 che lo condanna alla sterile farneticazione ideologica e a/,laimpotenza politica. All'indomani della prima guerra mondiale il partito socialista non~ ebbe il ,coraggiodi risolversi: dominato dalla mentalità della << espiazione >> (i « borghesi» dovevano portare fino allo estremo le responsabilità della guerra che avevano voluto), affascinato dalla Rivoluzio·ne di ottobre, percorso dai fremiti di un rivolgimento totale, tormentato dalle contese interne, esso non seppe in~uire l'occasione storica che gli si parava innanzi e non,} volle impegnarsi nella direzione della cosa pubblica; la clia.sseoperaia italiana, fiaccata dagli scioperi inutili, frustrata nelle sue attese, fu vinta -prima ancora di combattere. Oggi, per buona fortuna, non v'è il pericolo del fascismo; e no·n v'è neppure, forse, il pericolo di una maggioranza assoluta democristiana; v'è però l'esigen.ia di un allargamento dello spazio democratico nel paese, la necessitàdi portare nuove forze di rincalzo a quelle che già si battono da più anni per un rin.nova1nentodelle strutture della vita politica: e tuttavia il più forte dei due partiti socialisti itialiani si accinge a-commettere gli stessi errori sciagurati di 35 anni or sono e soprattutto mostra per chiari segtii di non aver imparato nulla dalla storia degli ultimi decenni, di essere tuttora posseduto dilla medesima mitologia. « Dobbiamo dare pure la nostra solidarietàai partiti operai dell'Oriente [3] Bibloteca Gino Bianco

e dell'Occidente che lottano per la pace, per l'avvento del Socialismo e contro ogni forma di imperialismo>>, ha detto /'on. Pertini all'ultimo Comitato Centrale del PSI; e questa è una frase-chiave, che ci consente d'intendere meglio di lunghi discorsi cosa hanno in mente gli uomini del PSI. Si ripete volentieri da tutte le parti, con quell' approssimatività che distingue la critica politica nel nostro paese, che in Sandro Pertini, natura nobile e generosa) rivive l)anima massimalista del socialismo. Menotti Serrati, però) aridava a 'Mosca quando c'era Lenin al potere, quando la rivoluzione comunista pareva veramente un enorme cataclisma liberatore, quando il contaditio russo e l'operaio parevano veramente affrancati per sempre dalla servitù della gleba e dall'alienazione proletaria; egli no1n sarebbe certo andato a Mosca dopo venti ·anni di terrore staliniano, dopo le repressio1ii itngheresi. Ma si lasci pure da parte il lato umano della questìone e si guardi solo· all'aspetto p,olitico: il niito della Rivoluzione di ottobre che :affascin'a-vai socialisti del )19-'21 aveva una sua plausibilità politica, poteva essere prospettato ad un popolo come una strada da seguire, poteva, finalmente, in quel momento, apparire la soluzione più democratica di tutte. Oggi quel mito è interamente demistificato e si sono preoccupati di farlo .il segretario del PCV S in persona e l'esercito russo che ha massacrato i rivoltosi di Budapest; oggi il regime comunista non è più una soluzione politica per gli uomini amanti della libertà e del progresso sociale. Come .si può, dunque, parla,re di solidarietà coi partiti operai dell'Oriente? Come si posso1no mettere sullo stesso piano i laburisti) la SPIO, o i socialisti scandinavi, ed i ceti dirigenti tirannici delle cosiddette democrazie popolari? Quando la sinistra del PSI tuona contro la discriminazion'e dei comunisti. o è vittima di un equivoco o essa stessa te1ide ad accreditare un equivoco: poichè non si tratta di discriminazioni individuali ma di difesa delle isti .. tuzioni democratiche. Ogni regime che voglia continuare ad essere libero deve guardarsi da un partito i cui capi dicono quel che fon. Togliatti hd detto a Mo'.ScaI.l PSI ha dunque il torto di non a,verchiarito le sue posizioni a sinistra, di non aver chiarito i suoi rapporti coi comunisti, di aver inviato Vecchietti a Mosca quando· Nenni si recava a Londra, di aver chiesto scusa per qualche voto comunista passato alle loro liste) di non aver spalancato le porte agli intellettuali che sono usciti o, stanno per uscire dal partito comunista. [4] Bibloteca Gino Bianco

Qu·esta constatazione ci dà l'occasione di chiarire un a!tro punto s11 cui i socialisti di oggi commettono lo stesso errore, o alf!leno, un errore simile a quello dei loro padri del '19-'21. Poichè la giustificazione, o se si preferisce la spiegazione che nel PSI e dal PSI viene di solito offerta per questo equivoco sui rapporti coi comunisti, è l'esigenza di non creare u11a: frattura nella classe operaia, l'esigenza di tenere unito, e strettamente unito» il proletariato. Noi abbiamo già più volte polemizzato contro questa mitologia unitaria e più volte abbiamo ricordato la fu·nesta influenza che ebbe Rodolfo Mora12di nell'accreditare tale mitologia. Quello che muoveva Mo-- randi, conviene dirlo una volta per tutte, era un gravissimo errore di valutazione storica da cui egli deduceva un'aberrante tesi politica·: Moran~i pensava che fosse stata la divisione tra i due partiti della classe operaia a rendere possibile l'avvento del fascismo in Italia e del nazismo in Germania; e non si rendeva conto che nel caso del nostro paese la scissione di Livorno aveva avuto assai scarsa importanza rispetto· a tutta la politica socialista tra il '19 ed il '21; e che nel caso della Germania, se una tesi del ' genere era più pertinente, non si doveva dimenticare chi aveva le responsabilità della polemica contro i << socialtraditori >>. L'unità tra i due partiti della classe operaia, ossessione del Morandi, non era e non è l'u.nità della classe operaia, ma semplicemente uno strumento per alienare questa dal socialismo democratico. Anche su questo punto, dunque, la maggioranza· dei dirigenti del PSI è vittima di un equivoco o contribuisce ad accreditare . un equivoco. Ma v'è di. più: v'è che gli uomini del ceto dirigente socia/,istaitaliano, non hanno compreso ancora che il loro classismo è un relitto archeologico... Bevan ebbe a dire a Venezia che egli trovava stra120come un partito· che dichiarava di avere vocazione maggioritaria parlasse tanto di classe: e aveva perfettamente ragione. Gli è che i socialisti nostrani, nella loru madornale ignoranza di tutto ciò che avviene intorno a· loro, no·n hannaCf)mpreso che, se Marx vivesse oggi, riscriverebbe il... Capitale! Anche qui" una politica aberrante deriva da confusione ideologica e da approssimativa· cùltura storica: i socialisti credono ancora che il capitalismo sia il fenomeno descritto da Marx alla metà del secolo scorso e non abbia subitosostanziali mutamenti. La società e l'economia di oggi sono fatti assai più complessi, irrigidirsi nel classismo operaio oggi_significa, per un partito che . Bibloteca 'Gino Bianco

t1ogliaporsi in modo 1noderno i problenii di un paese come l'ltaita, conda1inarsi a non comprendere più nulla, e quel che è peggio ad essere sempre . "· sco·nfitti. La verità è che l'Italia ad altri tristi privilegi ha anche quello di essere il solo paese civile e moderno che ha un partito balordamente massimalista, fisso ad una ideologia di ci1zquanta anni fa, il solo paese che ha ancora un partito socialista posseduto dal 1nito dell' operismo e sistematicamente disertore n'elle battaglie per la democrazia. Queste che siamo venuto indicando ad una ad una non sono soltanto le debolezze del PSI; sono anche le ragioni pri11cipaliper cui l'operazione di unificazione socialista è per ora fallita e per cui l'occasione di far nascere a1iche in Italia un grande partito socialista democratico è stata sprecata. Gli errori e le colpe degli uomirii' passano in secondo piano in11anzi alle insuff cienze strutturali del socialismo italiano, o, se si preferisce, gli errori e le colpe degli uomini non consistono tanto nell'aver ceduto a risentimenti e a passioni perso11cili,ma nel non aver inteso· certe insufficienze e nel non avervi posto riparo a tempo. Il torto de!l'on. Nenni e dei suoi più stretti amici e collaboratori sta appunto 11ella'ver creduto che si potesse venire a capo delle difficoltà con un piccolo gioco di conipromessi evitando una chiara battaglia politica: essi temevano, forse ingiust(J)mente,di perdere tale battaglia, ed intanto stanno perde1zdo la guerra. I risultati dell'ultimo Comitato Centrale sono da questo punto di vista oltremodo istruttivi: poiché quella sciagurata mozione in cui si regalano pate11ti di democraticità ai comunisti che osannano a Mosca è solo l'ultima scena di un dramma iniziato a Venezia con l'evocazione dei seni tormentati della vedova di Rajk. L' avvilente gioco di compromessi che sta dietro tutto ciò rivela una classe dirigente incapace di assumere responsabilità: quando si avversario i socialisti di « Unità Popolare>>c,on la scusa clie essi sono non-marxisti e <<borghesi» .(l'ineffabile Emilio Lussu doveva agg·iungere quest'altro serto alla sua gloria di buon frontista) si toccano i vertici dell'ir1sipie1izapolitica ed insieme del ridicolo; nia quando ci si avvilisce a discutere sui voti deliberativi e consultivi si dimostra di essere un partito ossificato, non suscettibile di sviluppi, chiuso nelle formule anchilosate. Pure l'osservatore politico deve porsi ancora un'altra domanda, deve chiedersi cioè a che e a chi giovi tutto questo. Senza dub,bio la congiuntura politica caratterizzata dall'imminenza delle elezioni ha avttto · no11 poco . [6] BiblotecaGino Bianco

peso nei calcoli dei dirigenti del PSI; gli autonomisti hanno esitato a dar battaglia non solo per il timore di contarsi come minoranza, ma anche per non offrire al corpo elettorale, alla vigilia dei comizi, un partito· irrimediabilmente diviso; i << 1norandiani » e i <<carristi>>si sono prevalsi del fatto di essere maggioranza, e del disagio degli avversari, per strappare il maggior numero di concessioni po~sibile. E gli uni e gli altri pensavano che, mettendo la « pietra tombale» sull'unificazione e proclamando che l'unità dei socialisti si sarebbe fatta• nel PSI, il partito avrebbe messo in difficoltà la sinistra socialdemocratica, magari provocata una scissione e certamente raccolti i suffragi dell'elettorato socialista incerto e fiuttante, deluso dal PSDI e speranzoso dell'unificazione; e gli uni e gli altri pensavano altresì che mettendo avanti l'untà della classe operaia e tenendosi una porta aperta ed una socchiusa sulla sinistra, assuniendo cioè un atteggiamento possibilista verso i comunisti, avrebbero evitato polemiche e quindi il rischio di perdere voti. Ma a guardar bene le cose una simile strategia muove da u11 errore fondamentale, che l'elettorato socialista non abbia nè occhi per vedere nè cervello per ragionare. In realtà la chiusura ermetica sulla destra e l'attacco alla socialdemocrazia provocheranno in quest'ultima un rifiesso dt sano patriottisnio di partito clie le eviterà perdite troppo forti, abbandoni clamorosi e scissioni; gli elettori indipendenti di sinistra saranno delusi dalla mancata unificazione e colti da scoramento pessimistico; e quelli più pensosi del problema del rapporto coi comunisti si insospettiranno del possibilismo del PSI e delle sue contraddizioni, rifiuiranno - ce lo auguriamo - verso la socialdemocrazia o verso altre forze democratiche di sinistra che sapranno tenere un lin,guaggio più cliiaro e delle posizioni meno equivoche. E sulla sinistra il PSI eviterà gli attacchi vistosi ma non le << punture di spillo>>,eviterà l'accusa di tradimento ma non la perdita dei voti. Poichè i comunisti hanno essi stessi i loro problemi e le loro crisi, grandi o piccole che siano: le ferite del rapporto Kruscev e dei massacri d'Ungheria non sono anora rimarginate, l'esp~nsione deniocristiana nelle campagne li niinaccia davvicino, le possibilità di allargare la base elettorle di tutta la sinìstra sono minime: se essi vorranno perciò mantenere le loro posizioni dovranno di necessità rifarsi delle perdite con nuovi guadagni; e i soli che possono dar loro voti sono appunto i socialisti. Già da più anr.iisi è osservate che i limiti di espansione delle sinistre erano stati grosso modo toccati e [7 J: Bibloteca Gino Bianco

' che in conseguenza di ciò all'interno del blocco delle sinistre si sarebbero manifestati inevitabili feno,meni di concorrenza: tra il '55 ed il '56 la politica di unificazi 4one sembrava annunciare uno spo1tamento politico del PSI dalle vecchie posizioni frontiste; e si poteva pensare che grazie anche alla crisi del PCI la concorren.'Za si sarebbe risolta a favore dei socialisti. Gli errori dei dirigenti e le insufficienze strutturali del PSI possono far sì . che la concorrenza si risolva ora a favore del PCI: i socialisti possono essere . sicuri fin d'ora che i comunisti cerclieranno di prendere i loro voti senza scrupoli, ad onta della rinnovata omertà frontista. Abbiamo ricordato gli errori e le insufficienze del Partito socialista nel '19-'21 e abbianio· ricordato che essi assomigliano stranamente a quelli di oggi: con questa variante, però, che ci è suggerita da un aforisma di Carlo Marx: la storia non si ripete mai uguale a se stessa e, se qualcosa avviene più di una volta, la seco1ida volta di tragedia che era si muta in ·farsa. Che è ad un dispresso quel che sta accadendo al socialismo italiano·. Ma sempre ad un costo che, per il paese e per la democrazia, si· fa più alto ad ogni rinnovata diserzione soci·alista. Bibloteca Gino Bianco

I . L' Inghilterra e la zona di libero scambio di Renato Giordano Nonostante il diffondersi delle aspirazioni internazionalistiche e delle speranze di democrazia la corsa alla potenza rimane l'aspetto dominante della scena mondiale. Da Mosca, dopo il crollo di Stalin, dopo la· liquidazione del1 la << frazione antipartito », mentre un brus,co colpo di freni ral1enta il processo di destalinizzazione dissipando le premature speranze di un << nuovo corso democratico>>, mentre il Piano Quinquennale -· troppo aud;Ìce - cede il posto ad un Piano Settennale, mentre Zhukov si prepara a riprendere le familiari vie dell'esilio, Kruscev cerca di risollevare il prestigio del regime con il lancio della « luna rossa». A'l popolo ·russo, che invano ha atteso democrazia politica e giustizia sociale e che per decenni ha subito le angherie cl.ellapolizia segreta e le forme ·piu disperanti di p·rivazioni e di miseria; ai popoli dell'Europa orienta'l:e,ai quali il sopravvenire di Gomulk.a dà ancora qualiche speranza, men• tre non sono spenti i riflessi dei bagliori della \rivoluzione ungherese, il 40° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre non ,porta né eguaglianza né libertà né autonomia nazional.e, ma l'annuncio che la Russia sovietica è in testa nella gara per la conq-uista degli s·pazi, battendo perfino gli Stati Uniti, cioè rl simbolo stesso de1 progresso tecnico. Il Cremlino offre ai sudditi, come contropartita del s·udor.e,delle lacrime e del sangue, che continua e continuerà a chiedere, lo spettacolo della << luna rossa», il mito della potenza. ·A Washington lo shock, ,provocato dal satellite artificiale, non poteva essere maggiore. La ·classedirigente e l'opinione pubblica americana hanno scoperto, quasi all'improvviso, che la prosperità sta fiaccando le energie morali del Paese. Si mette sotto accusa il Governo, i più autorevoli repub- [9] Bibloteca Gino Bianco

blicani addebitano ad Eisenhower l'incapacità di dare una leadership al Paese, si mettono a n1 udo le insipienze ed i contrasti delle Forze Armate, .si denuncia un sistema economi,co volto tutto al socl•disfacimento di bisogni voluttuari ,ed al'l'emissione di nuovi gadgets, e dimentico delle esigenze di una Grande Potenza. La componente hamiltoniana della storia americana riafferma i suoi diritti in polemica con quella parte dei principi di J efferson, •ch,e:fata'lmente sconfina nel terreno degli isolazionisti, della American way of life, di Babbit e di Main Street (1 ). L'opinione pubblica degli Stati Uniti può, in nome della prosperità e dei gadgets, dimenticare le s11eresponsabilità di leadership negli affari mondiali; ma non può, senza sentirsi diminuita, ammettere di essere stata battuta nella lotta per il progresso tecnico. Questo è un punto su cui gli americanj sono ipersensibili, questo è il terreno del loro nazionalismo. Forse la luna rossa rappresenta nella coscienza americana una specie di nuova Pearl Harbour. Ci sono anche altre ragioni, che consentono di preve- ·dere una vittoria del partito den1ocratico alle elezioni Congressuali del '58; ma non c'e du·bbio che il 11.nciodel satellite sovietico ha dato ai repub1 blicani il colpo di grazia. Il popolo russo ha avuto la luna ( 1 ) Nella polemica politico-culturale, l'opinione dominante negli Stati Uniti tende a fare di Jefferson il sim·bolo della democrazia americana, mentre molto spesso si nega che Hamilton rappresenti un paraàig1na decisivo per il pensiero e la vita del Paese. In verità Jefferson ed Hamilton sono due momenti altrettanto importanti nello sviluppo etico-politico degli Stati Uniti. L'A1nerica, se deve a Jefferson il culto della eguale libertà per tutti ( << a free chance for all »), trova in Hamilton il fondatore ed il profeta della sua potenza econorr1ica e della sua grandezza politica. Gli ideali agricoli e pacifisti di J efferson, se portati alle estreme conseguenze, avrebbero fatto degli Stati Uniti una specie di Svizzera americana; e poterono in sostanza dominare incontrollati la vita del Paese fino a dopo la guerra civile. Ma il sorgere della grande industria e l'assunzione delle prime responsabilità di politica mondia1e rivendicarono il valore di Hamilton. Da Theodor Roosevelt in poi ha cominciato a verificarsi l'alleanza tra i liberali e gli internazionalisti contro i conservatori e gli isolazionisti. L'America, per essere all'altezza del mito lincolniano di << ultima, migliore speranza del mondo », non poteva essere più soltanto un pacifico asilo democratico, ma doveva diventare la potente salvaguardia della libertà nel mondo. Il rooseveltiano << appuntan1ento col destino » fu l'annuncio che lo spirito democratico, per essere fedele a se stesso, doveva sposare il mito della potenza. Solo grazie a questa sintesi l'America può conseguire la grandezza. " flO] BiblotecaGino Bianco

invece della prosperità; il popolo americano che ha già la prosperità la riti,ene del tutto insufficiente, fino a quando non avrà avuto la 1una. Il mito della potenza domina dunque in Russia ed in America:· ma nessun Paese si sottrae alla sua influenza, nemmeno i Paesi d;ell'Africa e dell'Asia, anche se qui le r•eazioni sono negative e non positive, cioè la potenza esercita una funzione intimidatrice di attrazione, e non viene insomma perseguita come t1na meta da raggiunger,e. Nehru, del quale -- se si riescono a sopportare gli atteggiamenti paternalistici, predicatori e pseudopacifisti - non si possono negare la grandi qualita di uomo di Stato, non ha esitato a trarre le consegue11ze suggerite dai nuovi ra,pporti 1di potenza mondia1e, facendo nel suo viaggio in Giappone dichiarazioni n.ettamente filo-sovietiche e da cui risulta con chiarezza che anche gli ideali t1manitari di un discepolo di Gandhi sono assai flessibili dinanzi alle ragioni della forza. Né la scena cambia, se ci si avvicina all'orizzonte europeo, t.anto quello continental~ quanto que1lo britannico. Sul continente, dove maggiori sono ·state le conseguenze devastatrici materiali e spiritu~'li dei due conflitti mon,diali, e dove quindi nel dopoguerra ogni sforzo è stato volto alla ricostruzione, al miglioramento del tenore di vita, alla ripresa degli ideali di vita morale e civile, ora che il peggio e dietro alle spalle, riprende q·uota il mito della potenza. È una ripresa che si manifesta per vie complesse e talvolta contrad- .dittorie, ora seguendo i tradizionali senti..,ri della politica nazionale, ora es,primendosi con orgoglioso compiacimento per il miracolo della ri11ascita economica, ora affermando la volonta di costruire una Grande Potenza federale in Europa. È anzi significativo che proprio le forze piu moderne e piu democratiche si battano per la Federazione europea, avversata invece dai comunisti, obbedienti portavoci delle ragjoni della Potenza russa, e dai nazionalisti, rappresentanti di una tramontata concezione di potenza nazionale. Le elites democratiche sanno che l'unità europea non sdlo offre la possibilità di consolidare le istituzioni rappresentative e di migliorare il sistema economico, ma sopratutto ,permetterà al'l'Europa di avere, in quanto gra11de potenza, un ruolo di stabilizzazione e di equilibrio nella politica mondiale. I pop~li che, dilaniandosi per secoli di guerre -intestine, hanno visto l'Europa trasformata da centro del'la potenza mon- ,diale in un insieme di piccol'i paesi, alla mercè del colosso russo, ed inca- [Il] Bibloteca Gino Bianco

paci persino di garantirsi la vitale rotta d,el petrolio dalla incredibile tr~.- cotanza di un colonnello egiziano, cercano ora disperatamente la strada. che li ripristini in una posizione di grandezza. G1i Stati Uniti d'Europa sono una meta lontana; ma essa è raggiungibile e se le classi dirigenti sa1r;annoconsapevoli di quiesto grande obiettivo politico, e lo perseguiranno. con incrollabile volontà, sia pure sceglien1do come metodo di realizza .. zione e di lotta la e.E.e.A., il Mercato Comune e l'Euratom. Senza quella. più alta volontà politica, l'integrazion,e economica sarebbe destinatµ, prima o 1poi,a sfaldarsi, inutile illusione, come un castello di carta. Se, passando la Manica, si esamina la vita politica inglese, non si rimarrà sorpresi n~l con·statare che le classi dirigenti 1e l'opinione pubblica britanniche sono tutte volte, in condizioni di esnrema difficoltà, a conservare al Regno Unito una posizione di gr:an,de potenza mondiate. Il dram-- ma della Gran Bretagna del dopoguerra è di volere il fine, senza avere i~ mezzi e senza volere i mezzi; di volere essere grande potenza, senza avere· le risorse degli Stati Uniti 1e dell'U.R.S.S. e senza volere, insieme ai Paesi· del Continente, conrere i rischi della grande avventura federale europea. Si osservi la scena inglese di ·principio autunno: Congressi laburista e conservatore, viaggio della Regina in Canadà e negli Stati Uniti, aumento· del tasso di sconto dal 5 al 7%, riunion,e a Parigi dei Ministri dell'O.E.C.E., sotto la presidenza di Ma·udling, per discutere il progetto di un'Area di Libero Scambio. A Brighton, i due maggiori pairtiti inglesi si sono su·oceduti ;i distanza· di qualche settimana, prean11unciando la loro piattaforma eLettorale. SelJ-· bene a'lcuni dati nuovi siano emersi, sopratutto in campo laburista, non c'è tuttavia nessuna indicazione che i leaders britannici si siano avvicinati alla soluzione del dilemma fondam;e11tale del loro Paese. Dopo la s·confitta di Suez, il Primo Ministro Mac Millan, quasi a compensare l'amarezza egiziana, « rilanciò », asserendo in un discorso ai Com·uni che la Gran Bretagna era e sarebbe rimasta una gr,andie potenza .. A conferma di questa dichiarazione, venne l'esperimento della bomba a idrogen~. M,entre, nell'ambito di un.a razionale divisione dei compiti in sede NATO, potrebbe forse apparire più opportuno lasciare che gli Stat~. l 12] I Bibloteca Gino Bianco

Uniti effettuino tutti gli sforzi in questo settore, e che gli all,eati inglesi concentrino la loro iniziativa in altri tipi ,di armi (2 ), le esigenze di pre- :Stigionon hanno nemmeno consentito ch,e si prendesse in considerazione tale eventualità. Ma la bomba a idrogeno aveva costituito uno sforzo gigantesco per l'economia inglese, e, dopo qualche mese, venne l'annuncio della riduzio11e · delle forze britanniche di stanza in Germania. L'In·ghilteirra era stata costretta ad una prima difficile scelta, cioè ad una grav,e rinunzia, che indeboliva il suo prestigio di grande potenza. Mentre il lan·cio dei missili consolida la << peace of mutuaJ terror », di cui aveva parlato c·hurchill fin dal '47 nel gr,ande discorso di F-ulton, e riende quindi maggiore i'l pericolo di guerre limitate da fronteggiare senza ricorrere ai mezzi di distruzione totale, la Gran Bretagna, che aveva già mostrato la sua insufficiente preparazione per eventualità del genere con il disgraziato sbarco a Port . Said, deve ammettere u11 suo ulteriore indebolimento nel settore d!elle armi convenzionali. Su questo punto i laburisti non 3j differcnziano dai conservatori. Com' è ·noto, è toccato all'ex rilJelle, fi.11oraindomato, al tribuno gallese, al l'esponente della sinistra per antomasia, .ad .,\.neurin Beva11di impegnare il C~ngresso di Brighton all'accettazione delle bomba H. Non è questa ìa sede p~r indu'lgere alla facile ironia sul patetico destino dell'ex minatore di Abbe Vale o sulla costernazione impotente dei bevanisti alla ri1cerca di un nuovo leader e di un n·uovo nome; qui interiessa solo osservare che la classe dirigente inglese, con.servatrice o laburista che sia, obbedisce se11za possibilità di deviazioni alla logica della politica di potenza; ed un qinàidato alla direzione del Foreign Office non può non chiedere che la Gran Bretagna sieda insieme ai Grandi al tavolo delle suprem1edecisio.r1i di l)olitica mondiale . .... E stato osservato, e giustamente, che l'accordo sulla bomba H non 11asanato ;iltri dissensi di politica estera tra i d.ue partiti, ed in particolare tra il Governo ed il Sig. Bevan: in realtà quest'ultimo sostiene una politica inglese autonoma dagli Stati Uniti ed afferma che Londra dovrebbe divenire ·il centro di una << terza forza » fr,a Was.hington e Mosca, mentre i ( 2 ) Questo è uno dei problemi sollevato dal libro di Henry A. Kissinger « Nuclear weapons and foreign policy », New York, 1957. [13] Bibloteca Gino Bianco

conservatori hanno esp·resso, ·per bocca di S1~lwyn Llo1 yd, la volontà di una indissolubile alleanza con gli Stati Uniti. Tuttavia, dal p•unto di vista da cui stiamo e5iaminando la scena inglese, il dissenso, per p,rofondo 1che sia (ma non si possono certo prenderie alla lettera le pa,role di A. Bevan), non investe il fulcro della nostra ipotesi: infatti, c'è nel n:eutralismo del leader laburista l'orgoglioso convincimento che l'Inghilterra possa fare da sé e cl1e possa avere, grazie alla forza datale dal possesso della Bomba H, un ruolo determiniante nella soluzionje della guerra fredda. In questo senso, si •può dire che Bevan stimola il nazionalismo degli inglesi piu di Selwyn Lloyd, tanto più ch1e il Ministro degli Esteri, per ovvio senso di responsabilità, ha fatto solo un timido (e non esplicito) a1ccenno alla vicenda di Suez, rinunziando cos1 ;igli ap·plausi della rumorosa corrente anti-americana d1el partito conservatore. Nonostante la sua diminuita potenza nel settore delle ~rmi convenzionali, l'Inghilterra attraversa ancora una difficile situazione economica; c'è il rischio continuo che la sua << inflazione controllata » possa es·plodeire, cioè sfuggire a'l controllo, da un momento all'altro. Q.uesta è senza dubbio la conseguenza della disc11epanza tra gli impegni mondiali del Foreig11 Office e la solvibilità dell'economia inglese. Uno studio del Times Literary Supplement ·di circa un anno addietro osservava ch1 e la Società inglese e quella s,candinava godono oggi de·l maggior numero di misure di eguaglianza sociale, di tasspzione << correttiva » e di sic.mezza sociale, e che per conseguenza, giudicate da un 1 p·unto di vista economico, esse sono molto meno dinamiche, meno ,progfiedite, meno realizzatrici di successo di quanto non siano le società << libera'li >>, americana, canadese, tedesca, svizzera e belga. In realtà, accade in InghiltJerra per la politica economica quello che si verifica in politica ester.a, e cioè un'assoluta ·co11tinuitànonostante l'alternarsi dei partiti. Il welfare state_. inaugurato dai laburisti nel '45 anche se e!ieditato dall'economia di gt1erra e quindi dal Governo Churchill, è rimasto nella sostanza intatto, perchè né Churchill, né Eden, né MacMillan hanno in alcun modo osato intaccare i dati essenziali della politica economica laburista. È, stato molto discusso il recente opuscolo programmatico del partito laburist,a << Industry and Society » per la sua opportuna denun•cia d,ella inutilità di ulteriori nazionalizzazioni. [14] Bibloteca Gino Bianco

Il Times, scrivendo che « i Congressi laburisti contengono sempre elementi di contrasto fra ... coloro i quali amano approvare risoluzioni che rifliettano pienamente le loro aspirazioni e quelli che vogliono espirimere una politica che sia possibile realizzare >>,ha notato come a Brighton i leaders responsabili abbiano avuto la rr1eglio sulla base; ma ha anche osservato che la rinuncia alle nazionalizzazioni non risponde tanto ad lL1a convinzione id,eologic~politica, ma ad esigenze di opportunità elettorale,, come si dedu-ce dalle parole di Gaitskell: << i milioni di elettori che dobbiamo convincere ... non sono abbastanza. profondamente educ,ati al socialismo>>. Tuttavia la 1 lancia contro le nazionalizzazioni è stata spezzata. E si è· sentito, sia pure fra violente proteste, un deiputato laburista, Arthur W oodburn, ,asserire che << il socialismo deve essere costruito sulle basi del capi-- talismo>>. Come sono cambiate le forme del capitalismo, cosi devono cambiare le f orm1 e di nazionalizzazione. E l'ex Ministro laburista, Lord Pakenham, h,a scritto sull'Observer: << È morta un'idea che, - quali che fossero le ragioni iniziali della sua attuazione, - era divenuta nelle mod1erne condizioni non solo irrilevante, ma una scatola di stagno legata alla coda del movimento laburista. Voglio dire ridea che il socialismo - il sogno d 1ella eguaglianza uman.a - ,possa essere realizzato solo grazie alla diffusa espansione della nazionalizzazione dei mezzi di produzione, di distribuzione e di scambio ». Se anche il mutamento di rotta è avvenuto in vista delle elezioni, la. evoluzione non è per questo me.no profonda: un'evoluzione che suggerisce un accostamento dell'attuale f,ase di sviluppo del Labour party a quella dei socialdemocratici tedeschi. È vero che ·nel partito di Ollenhauer la ideologia « di sinistra >>è molto meno viva che tra i lab,uristi; è vero che la crescente prosperità ted1 esca tende a distaccare la S.P.D. dall'ideale del tue/fare state e ad accostarla, attraverso l'accettazione de]'Ìa dinamica poli tic,a economica di Erhard, al modello del 1 partito d1 emocratico statunitense· (sicchè - come osservava con una qualche malinconia l'acutissimo corri-• spondente del Time.,. da Bonn - in Ger1na11ia nche l'opposizione socialista preferisce guardar1e al di là dell'Atlantico piuttosto che attr,averso la Manica); ma non è meno vero che i socialdemocratici di Bonn, do•po la débacle del 15 settembre, hanno constatato l'impossibilità di vincere le· el1ezioni fino a quando rimarranno un partito classista. D·urante la cam- [15] Bibloteca Gino Bianco

pagna elettorale, la S.P.D. annunciò il ripudio delle nazionalizzazioni; ora, sulle orme di C. S.chmidt, comincia a chiedere l'appoggio di larghi .strati sociali: 110n solo di piccola, ma anche di media borghesia; non solo .di modesti commercianti, ma anch,e di uomini d'affari. In un regime democratico, basato sul sistema di due partiti, i socialisti non hanno scelta: se vogliono concorrere al potere, devono relegalflein .soffitta la sinistra classista, demagogica ed avveniristica, devono cioè diventare partiti inequivocabilmente democratici. Su questo punto i laburisti non si differenziano dai socialdemocratici tedeschi. Naturalmente le loro esigenze elettorali, lungi dallo spingerli a rivedere il principio del welfare .state, li inducono a rafforzare il sistema delle mis.ure sociali esistenti; un sistema contro cui sono rimasti a lottare solo i liberali, privi di effettive possibilità elettorali, mentre i conservatori - come diceva,mo più sopra - non osano andare contro corrente, assumendosi il rischio dell'impopolarità. In una r,accolta di saggi dal titolo chiaramente polemico << T he unservile state», un gruppo di economisti liberali ha attaccato ancora una volta !',attuale trend di politica economica. Graham Hutton ha sintetizzato le accuse, asserendo ch·e il welfare state agisce necessariamente in funzione inflazionisti,ca, dato che ostacola attraverso un'imposizione fiscale paralizzante il risparmio e la produzione individuali, reimmette immediata- ,mente il gettito delle imposte in circolazione, e, per timore dell'elettorato, rinuncia a misure anti-inflazionistiche, limitandosi a lanciare appelli alla ·autodisciplina della popolazione. Ed invece, come ha scritto l'Economist, per salvaire la sterlina, è n.ecessario che in_Inghilterra vi siano un paio di lavoratori inetti disoccupati e che un paio di ditte antieconomiche facciano bancarotta (3 ). La politica inglese, come insieme di politica estera e di politica economica, mostra dunque chiaramente una f.rattura tra i mezzi ·ed i fini; la Gran Bretagna non vuole rinunciare al prestigio di grande potenza, non vuole modificare nella sostanza il suo giravoso sistema economico-sociale, non vuole riconoscere la sua ·vera condizione di Little England. Sono queste le premesse che consentono di capire la politica inglese ( 3 ) Il Ttmes, in un recente editoriale a commento del rialzo del tasso di sconto, ha scritto che la lotta contro l'inflazione deve essere sentita come la terza guerra mondiale. [16] Bibloteca Gino Bianco

ver,so l'integr,azione europea: perchè l'Inghilterra crede troppo al suo prestigio di potenza mondiale ed alla superiorità del suo sistema pdlitico-sociale per accettare l'unione con i Paesi del Continente; ma, d'altra parte, è troppo consapevole (sia ,pure solo tra alcuni dei suoi dirigenti più respons,abili) della sua effettiva debolezza, della sua incapacità di poter competere in un eventuale domani, politicamente, economicamente, militarmente, con una Federazione europea, per osare il rischio di essere tagliata fuori dal ·processo unitario. Un'Inghilterira decisamente europeistica .avrebbe forse di molto affrettato le tappe verso la Federazione, dando all'Europa unita una posizione indiscussa di grande potenza; ma gli inglesi hanno cercato, invano, la grandezza al di fuori dell'Europa: fEcono·mist in un su·pplemento dedicato a sostenere l'adesione della Gran Bretagna alla Zona di Libero Scambio ha intitolato significativamente il primo articolo: <<Sia-_ mo europei ? ». Il problema di fondo degli statisti continentali, oggi, consiste per conseguenza, nel 5iaper tener conto di questa profonda contraddizione della politica e della civiltà inglese. Occorre non dimenticare che nell'intimo delle loro convinzioni, come nelle zone insondabili dell'istinto, gli inglesi • sono contro ogni mutamento radicale: amano le tradizioni imperiali, adorano Elisabetta quando dichiar,a di arrivare a Washington come <<Regina del Canadà >>, si crogiolano nel rispolverare il titolo del Times, vecchio di cinquant'anni: <<Tempesta sul Canale, il Continente è isolato>>, considerano l'Atlantico meno largo della Manica, non sono pronti in alcun modo ad accettare una qualsiasi autorità che non sia W estminster o Whitehall. Per conseguenza mettere l'integrazione europea al passo consentito dagli in·glesi significherebbe rr-inun·ciare ad ogni speranza di unità D'altra parte, si deve ricordare la necessità di nor1 provocare rotture nell'ambito dell'alleanza oécidentale e .r]i realizzare l'integrazione europea sia pure sen.za l'Inghilterra, ma non contro l'Inghilterra. Bisogna, quindi, trovare, volta a volta, forme di associazione e d'intesa, mantenendo il ritmo di marcia dell'integrazione continentale, ma offrendo agli inglesi u11a possibilità di aggancio. Mentre l'opinione pubblic,a è del tutto priva di interesse per rEuropa (4 ), la classe dirigent:e avverte sempire piu i pericoli dell'isolamento e ceirca quindi di non essere tagliata fuori. Non si può ( 4 ) Il Times, << Diverse views in Britain on common market », 14 ott. fl7] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==