zione accordata ad altri, alle imprese che sono lontane dalle fonti di materia prima, ad esempio, o a quelle che per essere nelle grandi città beneficiano di tariffe speciali. Naturalmente la forma più evidente che hanno assunto queste sovvenzioni è quella del protezio.nismo doganale: sono troppo note, per meritare qui più di un cenno di ricordo, le violente opposizioni degli in,dustriali tessili francesi al progetto d'unione economica francoitaliana o quelle dei siderurgici alla Comunità Europea del Carbone e del- !' Acciaio o le altre ancora degli industriali meccanici alla Comunità Europea . di Difesa: il timore della concorrenza italiana o tedesca in questi casi faceva ,- passare in secondo piano ogni altra considerazione e basterebbe da solo a dimostrare le condizioni malsane di questi settori della produzione. La situazione è ancora più aggravata da u~a pratica eliminazione non solo della concorrenza straniera, ma anche di quella interna: le industrie di .fili d'acciaio e di contatori e apparecchi di segnalazione elettrica, di materiale elettrico e di macchine meccanografiche costituiscono dei veri e propri monopoli; mentre in altri settori (industrie del cemento, biciclette, industrie chimiche) si è giunti a delle intese per cui le industrie più sane alli11eanoi loro prezzi su quelli delle industrie meno sane, quando non sia lo ·stato stesso, sollecitato da interessi privati, a deformare le regole del mercato. Si pone •Cosìin essere il circolo vizioso per cui la protezione dello Stato o il non intervento dello Stato per rompere decisamente i cartelli mantiene alti i prezzi a detrimento non solo del consumatore ma della stessa produttività: perchè i prezzi alti mantengono assai ristretto il mercato interno e la scarsa domanda incide sui costi di produzione e elimina così la possibilità di conquistare i mercati stranieri. Anche qui, naturalmente, la deteriore organizzazione dei meccanismi della distribuzione contribuisce ad accellerare la velocità del peggioramento: il numero delle piccole i~prese commerciali è assolutamente sproporzionato ai bisogni e la più parte di esse, per essere gestita con criteri familiari, è lontanissima dalle esigenze di un mercato moderno. Si comprende che in queste condizioni la cosiddetta experience Pinay dovesse riuscire più dannosa che utile. Lo schema del Pinay era assai semplice: amnistia delle frodi fiscali, campagna per un ribasso volontario dei prezzi, promessa formale del pareggio del bilancio mercè la riduzione degli investimenti pubblici. Restaurata la fi,ducia nello Stato il ribasso dei prezzi [96] Bibloteca Gino Bianco
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