zione), se la produzione industriale era stata del 4% superi~re al 1929, tutti questi dati non possono essere assunti come simboli assoluti. L'aumento delia produzione industriale che s'è ricordato appare ridicolo se confrontato con gli aumenti verificatisi in altri Paesi europei nello stesso periodo: 600/4 in Gran Bretagna; 10S% in Danimarca. Non solo: ma le cifre della pura produttività rischiano di tradire la situazione effettiva, ove non vengano cot1frontate con altri dati che danno al problema una dimensione affatto diversa, qt1elli demografici. La curva della popolazione, in costante diminuzione nei primi decenni del secolo, ha subito nell' entre-deux-guerres un brusco mutamento: la popolazione francese è cominciata ad aumentare in ragione dell'1% all'anno. Per la prima volta da due secoli, si prevedeva da qualche parte, vi sarebbe stata una novità esplosiva: la nuova generazione non avrebbe beneficiato di alcun progresso sulla generazione precedente ed anzi avrebbe goduto degli stessi vantaggi solo se si fosse provveduto ai cosiddetti « investimenti demografici», valutati nell'ordine di grandezza di S00-700 miliardi annui. Tenendo conto dell'aumento della popolazione e del costante accrescimento dei bisogni, un equilibrio tra la produzione e i bisogni si sarebbe potuto raggiungere solo quando il reddito nazionale fosse aumentato del 40% ! Ed anche per l'industria, naturalmente, le ragioni sono strutturali e non di congiuntura: le protezioni dello Stato, stabilite per difendere un'in- . dustria nascente, sono finite col diventare una sorta di diritto acquisit,.), quasi un pedaggio che lo Stato e cioè il comune dei cittadini deve pagare a determinati gruppi sociali (che non è detto siano solo appartenenti al cosiddetto ceto capitalistico), i quali assicurano per sè frazioni di reddito nazionale sproporzionate al loro apporto alla comunità: una situazione, quella - francese, che riesce assai familiare al lettore italiano. Questo singolare balzello clandestino che l'intero Paese paga a profitto di pochi assume naturalmente le forme più impreviste: una delle polemiche che hanno più successo, in Francia come in Italia, è quella sul deficit delle ferrovie: nelle previsioni di bilancio del 19S3, ad esempio, l'aiuto alla Société des Chemins de Fer raggiungeva la cifra di centoventitrè miliardi e mezzo di franchi. Ora se si riflette che rispetto al 1932 l'aumento delle tariffe-merci è stato del 17,l~foin confronto con un aume11to del 3~~ dei prezzi all'ingrosso, appare chiaro che l'aiuto dello Stato alla SNFC è indirettamente una sovvén- [9SJ \ Bibloteca Gino Bianco
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