I minuzione effettiva, dunque, del 10%, cioè una perdita netta di ricchezza di circa settecento miliardi di franchi. Non era più stasi, ma recessione. Le ragioni di ciò non si possono trovare in t1na congiuntura particolar- · . mente sfavorevole, ma affondano le loro radici nelle strutture stesse della economia francese, sottoposte nell'ultimo cinquantennio non solo e non tanto alla pressione di due guerre mondiali, quanto al deterioramento inevitabile cat1sato dall'invecchiamento tecnologico, dal predominio di una n1entalità maltusiana, dalla paralisi psicologica di tutti i ceti produttivi della nazione. Si consideri_ l'agricoltura: in Francia v'è 0,69 ettari di ter_ra per abitante, contro 0,29 in Svizzera; 0,28 in Inghilterra; 0,23 in Belgio: gli economisti potrebbero affermare, dunque, senza timore di smentite, che v'è la condizione pregiudiziale per un'espansione agricola. Malgrado ciò, malgrado la qualità della terra, la Firan-ciaè un paese importatore di certe derrate alimentari, costretto a proteggere con interventi statali la più parte dei settori della produzione (il che non toglie che il governo sia poi costretto ad importare certi prodotti per tenere bassi i prezzi!), ha una economia agri~ola # fragile, sempre suscettibile di uscire malconcia dalle crisi di sottoproduzione, sempre esposta al terrore della sovraproduzione, malissimo attrezzata per , r esportazione. Il reddito medio della popolazione agricola è nettamente inferiore al reddito medio della popolazione totale; e naturalmente il contadino francese paga per i suoi attrezzi, i concimi, gli abiti, un prezzo assai più elevato di quello che paga il contadino tedesco ed olandese (per tenerci a due Paesi assai vicini). Nessuna meraviglia, quindi, che il fenomeno dell'inurbamento sia continuato per decenni in proporzioni vistose e secon<lo un trend che denuncia una grave malattia, dal momento che all'interno della popolazione agricola il numero degli adulti (tra i venti e i cinquanta anni) è nettamente inferiore a quello dei vecchi e dei bambini. Due gravi consegue11zediscendono da ciò: innanzi tutto una notevole quantità di ricchezza è drenata dalle campagne verso le città; non solo ricchezza di lavoro, ma anche e soprattutto ricchezza di capitale, poichè le somme investite per il nutrimento e l'educazione dei giovani sono un investimento perduto per la campagna, perduto per l'economia agricola. In secondo luogo la maggior parte della popolazione residente nelle campagne è usata fisicamente (quindi dimidiata nella sua capacità di lavoro) e poco disposta psicologicamente al rinnovamento delle tecniche dello sfruttamento della terra. E qui è cla [91] Bibloteca Gino Bianco
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