Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

era invece quello di socia e compagna, ma di socia e di compagna handicappata, cadetta o senza la firma che dir si voglia. È stato proprio nell'interno idilliaco vagheggiato e realizzato dal romanticismo borghese che la d onna ha sentito il s110primo vero fremito di rtbellione. Non per nulla Casa di Bambole, t1n dramma così difficile a capirsi dal pubblico attuale, fu un manifesto rivoluzionario. Chiusa in uno spazio casalingo la cui limitatezza era dominata dalla presenza dell'uomo - dell'uomo, eccessivamente domesticizzato, dell'età borghese aurea - la donna sentiva l'autonomia del su o governo ridursi ogni giorno di più senza ch'essa potesse, in compenso, c ondividere tutto ciò che di più libero e creativo c'era nella vita dell'uomo. Essa - ," riceveva un'istruzione, ma non poteva usarne per lavorare e guadagnars i da vivere; partecipava ai movimenti politici, ma non aveva diritti di voto; non era più rinchiusa fra le mura del convento o del gineceo, ma le leggi non proteggevano la st1a libertà; e d'altra parte, quanto più si accentuavan o le aspirazioni della donna ad una istruzione superiore, o ad un'attività pr ofessionale, tanto più il lavoro domestico veniva a configurarsi come una. condizione d'inferiorità. È questa soffocante alternativa che il femminismo ha cercato di rompere, rivendicando per la donna il diritto di lavorare alla pari coll'uomo, e di distribuire all'uomo una parte dei piatti da lavare: ma il risultato ultimo è stato il riaprirsi di una alternativa ancora profondamente disfacente, un lavoro di tipo inferi ore, e una casa, in fin dei conti, alqu anto squallida. La constatazione che l'alternativa che si presenta, al termine della sua lotta per l'emancipazione, alla donna d'oggi sia poco soddisfacente non deve 11ecessariamente avere un accento fatalistico, e perciò pessimistico. Tener conto del fatto che la donna è nel campo del lavoro e della professione un concorrente handicappato,. non solo nei paesi come il nostro, dove il problema della disoccupazione è più acuto, non significa ribadire un assurdo concetto d'inferiorità. È perciò superfluo polemizzare - come accadev a in epoca di imperante polemica pro ed antifemministica - contro coloro che ricordano come le donne non abbiano mai raggiunto l'eccellenza, nemmeno nei mestieri che avrebbero dovuto esser di loro monopolio, come ad esempio quella della cucina o dell'ago, dato che vi sono i grandi cuochi e i grandi sarti; non è il caso di affaccendarsi a controbattere a questi disf attisti, che vi sono state, in compenso, grandi sante e grandi regine, le quali [84] BiblotecaGino Bianco

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