opposto fino all'ultimo momento. E la decisione governativa è andata aJ di là delle stesse richieste della Federazione << bonomiana >>,che a mezzo dell'on. Truzzi, intervenuto nel dibattito, aveva ancora .avanzato delle riserve sull'utilità dell'abolizione. Non vogliamo entrare nel merito dei motivi che hanno determinato questo improvviso mutamento di indirizzo d3 parte del Governo, e che deve aver colto di sorpresa altri gruppi della stessa m.aggioranza che puntavano su di una politica di ammassi con contributo statale; sta di fatto che un primo passo importante è stato compiuto. Esso avrà valore soltanto se riuscira ad inquadrarsi in una politica coordinata in tutte le sue parti, in una visione degli interessi dei viticultori nel quadro degli interessi generali del paese e del suo sviluppo economico. Non si può cominciare a «liberare>> un settore importante della nostra vita economica e sociale e nello stesso tempo consentire che ristretti gruppi di pressione politica ed economica approfittino dell'improvvisazione e della incoerenza dell'intervento pubblico per stabilire una pesante bardatura che contrasti con le esigenze di una politica economica democratica. Si aiutino quindi i produttori a fare da sè, e si agevoli la costituzione delle cantine sociali; questo punto, a nostro avviso, vale quanto e forse più della lotta, pure necessaria, contro le sofisticazioni (*). GIUSEPPE CIRANNA (*) Stavamo licenziando le bozze di stampa di questo articolo quando è intervenuta la decisione del Senato, in seduta plenaria, di apporre la sanzione al testo di legge già approvato dalla Camera e che, insieme con altre misure, stabilisce una nuova disciplina della esenzione della imposta di consumo a favore dei produttori di vino. È stata così corretta a vantaggio dei produttori vitivinicoli una situazione che si presentava incresciosa dopo la nota decisione della Commissione Finanze e Tesoro del Senato che aveva annullato le misure adottate dall'altro ramo del Parlamento, forse cedendo alle pressioni di molti sindaci e a quella della burocrazia· del Ministero delle Finanze, preoccupata delle minori entrate dei comuni che erroneamente erano state valutate intorno ai 15 miliardi di lire. Il Senato, chiarito l'equivoco, ha approvato il progetto nel testo già votato dalla Camera. Resta adesso da predisporre il progetto per l'abolizione totale dell'imposta di consumo, secondo i voti espressi dai due rami del Parlamento: è un grosso problema su cui Governo e maggioranza dovrebbero impegnarsi responsabilmente e senza quelle incertezze che hanno purtroppo caratterizzato le ultime fasi della discussione sui provvedimenti a favore del settore vitivinicolo. [81] Bibloteca Gino Bianco
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