Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

a vivere alla giornata, esso continu.a a procedere empiricamente, e a dedicare la sua attenzione solo a « quei settori agricoli e industriali nei quali sono interessate categorie privilegiate e posizioni monopolistiche>>. Il settore vitivinicolo, invece, si presenta debole perchè si basa, alla produzione su una miriade di piccole aziende di tipo familiare. Il giornale poi distingue tra interventi di emergenza, da attuarsi subito (addottando cioè quelle misure atte a favorire l'elimin.azione delle scorte e l'incremento del consumo), e una successiva riorganizzazione di tutto il settore, mediante la creazione, magari per legge, di organismi consortili, amministrati dagli interessati, ai qu.ali dovrebbe essere assicurata l'assistenza tecnica e finanziaria dello Stato. I repubblicani sono nettamente contrari all'intervento della Federconsorzi, organismo fortemente centralizzato, che ha ucciso le iniziative locali ed è diventato uno strumento di pressione politica ed economica. Anche in questa fase, in cui essa potrebbe essere adoperata come mezzo anticongiunturale, occorre stabilire efficienti organismi di vigilanza, composti di produttori, lavoratori e consumatori, che presieda110 e « regolino tutte le operazioni di ammasso, in modo da impedire discriminazioni e favoritismi». La posizione dei repubblicani è condivisa da altri ambienti dello schieramento democratico-laico, i quali, pur rilevando che la crisi del vino è solo in parte un ,affare di Governo, insistono nel chiedere un esame spietatamente sincero di tutto il problema, sia da parte dei produttori (le cui richieste, in larga misura, si ritengono fondate), sia da parte degli organi governativi, cui resta demand.ata, in definitiva, la responsabilità della politica economica e sociale. In questo senso abbiamo letto articoli meditat~ su giornali come La Stampa, Mondo economico, etc. Osserveremo infine che la crisi vitivinicola ha offerto ancor.a una volta il pretesto, a certi ambienti della destra, per attaccare la Riforma Agraria, ritenuta responsabile di tutti i mali presenti e futuri dell'.agricoltura italiana, di cui sarebbe stato mortificato il << ruolo che le compete di industria base del nostro popolo» (e non è mancato l'accenno retorico al :buon vino italiano). Questi ambienti pongono di preferenza l'accento sulla necessità di disciplinare i nuovi impianti e adeguarli alle possibilità del consumo totale; ma eludono il problema dei costi di distribuzione che incidono sul prodotto, e della rete speculativa; e tendono a minimizzare l'incidenza delle frodi nella fab·bricazione del vino (Giornde d'Italia del 4 e 14 settembre). Sulla [79] Bibloteca Gino Bianco

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