Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

\ Noi sappiamo bene che quel che è avvenuto in questa estate (come ciò che è avvenuto l'estate scorsa a/,l'inizio della crisi di Suez) non è un fatto isolato; e temiamo che al prossimo contratto con le tribù Bantù per l'importazione delle cavallette in Italia si tornerà a parlare di <<funzioni», di «mediazioni>>, di « nuovo corso». Vi sono uomini nella DC, ad esempio, che già pensano alla rivincita e si fregiano delle parole di Eisenhower come di un autorevole riconoscime11toe di un'autorizzazione ad agire: s0110 quegli· uomini della DC che non hanno mai compreso il senso della politica atlantica ed europeistica come politica tutt'altro che immobilistica, e che vedono finalmente l'opportum'tà di sterilizzarla; che 11,oncomprendono o non vogliono comprendere che in zone come il Medio Oriente l'occidente corre il rischio di una gravissima sconfitta, e che pertanto si lanciano a testa bassa in azioni assurde e calamitose. Per questo il famoso documento di Eisenhower ( non sappiamo se sia una trovata di Washi1igton e non ci interessa saperlo) è una prova di rara incomprensione politica da parte dei dirigenti del Dipartimento di Stato: si crede di dare la chicca al ragazzino discolo per rabbonirlo e invece si rafforzano in Italia proprio quelle posi.zioni che sono meno affidanti per la politica di solidarietà occidentale. Ed è altresì per questo che il discorso dell'on Ministro degli Esteri alla Camera tzon ci ha affatto tranquillizzato. Noi sappiamo bene che qui non si affrontano1 due linee di politica estera, ma due concezioni della <<grandezza»del Paese.n. Vi sono coloro che sognano per l'ItaJia un mitico ruolo di grande potenza, e cioè sognano un Paese che si agiti, che dia sulla voce agli altri, che pretenda di essere alla stregua di ognuno, che si getti a capofitto nelle mediazioni, che prometta mari e monti, che sia, per così dire, rispettato e temuto, e che faccia, finalmente, far anticamera al Ministro degli Esteri d'Inghilterra. Per costoro, tutte le occasioni sono buone: dalia concorrenza pei petroli persiani ai consigli e agli ammonimenti alla Francia per l'Algeria, al patto meriterraneo con Franco. Alla fine, magari, si contentano di poco, di una lettera sbiadita del Presidente degli Stati Uniti, scritta tra due colloqui con MacMillan; ma z'1itantol'Italia si è, a loro giudizio, fatta più grande. Per noi, invece, il testo fondamentale resta quello del rospo che voleva gareggiare in grandezza col toro e che morì a brandelli, un destino che il nostro Paese ha sperimentato solo dodici anni fa. Perciò non crediamo che sia segno di grandezza sprecare miliardi in Somalia e fare regali ai perI 1.5] BiblotecaGino Bianco

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