Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

zione si è mantenuto costante, ed ha subìto un lieve miglioramento in questi ultimi giorni. Il vino comincia a circolare liberamente nell'isola e il piccolo produttore porta direttamente il vino al consumo, eliminando gli intermediari. Si è verificata una diminuzione del costo di distribuzione del prodotto ». · Tra gli argomenti addotti dai sostenitori dell'abolizione (e sono i più), figurano poi quelli che potremmo definire di «principio»: il vino è l'·unico prodotto che abbia tante pastoie che ne impediscono la libera circolalazione (perfino un.a sorveglianza speciale da parte della polizia) (15 ); bisosogna eliminarle, per mettere il settore vitivinicolo in condizione di parità con gli altri settori agricoli. Se si considera poi che la cultura della vite è in molti casi insostituibile, e si tiene presente l'alta percentuale di reddito agricolo che essa rappresenta, ben poca cosa sono i 34 miliardi dell'imposta di consumo (che diventano 29, con la detrazione delle spese di riscossione, addirittura scandalose) di fronte alla perdit.a di reddito che deriva da una crisi del settore, e alle sue conseguenze sul piano sociale. Abolizione dell'imposta di consumo, quindi, per accorciare il divario tra i prezzi alla produzione e i prezzi praticati nella vendita al dettaglio, che, per affermazione unanime, è uno dei moventi della crisi vitivinicola; ma anche per sviluppare una efficace lotta contro la sofisticazione, causa non certo fra le meno importanti della depressione dei prezzi del vino. È questo un problema grave, di capitale interesse per l'avvenire della viticultura: la concorrenza del vino <<industriale», malgrado le disposizioni legislative vigenti e l'attività del Servizio Repressioni Frodi, danneggia in manier,a rilevante i produttori di uva e di vino. Centinaia di migliaia di ettolitri di vino (e forse milioni, ma il calcolo è difficile a farsi) continuano ad essere fabbricati con l'impiego di ogni sorta di materie zuccherine (zucchero, fichi secchi, pasta da datteri, uve passe, ecc.). Q:uesto vino <<fabbricato>>,che, sfuggendo a tassazione, comporta un guadagno di lire 30,37 a litro soltanto per l'imposta di consumo non paga1a, viene di solito ( 15 ) L'inattualità e l'illogicità delle disposizioni vigenti in materia di licenze per la vendita di vino sono state sottolineate dal Ministro Andreotti in un articolo pubblicato sulla rivista Concretezza (settembre), e dall'on. Bonomi, nella sua relazione al recente Convegno dei Dirigenti della Federazione dei Coltivatori Diretti. [67] Bibloteca Gino Bianco

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