Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

3) mancata entrata nel mercato dei consumatori più poveri; 4) divario fra i prezzi alla produzione e i prezzi al consumo; 5) errata politica fiscale dei consumi; 6) scarsissima tipizzazione dei vini. Ciascuno di questi punti è, nello stesso tempo, il riflesso e la causa di certe impostazioni di politica economica seguite nel settore agricolo, e della mancanza di chiare e moderne d.irettive di politica agraria. Sarà pertanto utile, ai fini di una esatta valutazione del problema, farne qui una sintetica illustrazione. Constatato, come abbiamo fatto più so•pra, l'incremento della viticultura in dipendenza dell'impianto di nuovi vigneti, non possiamo trascurarne le cause; le quali ci sembrano doversi ricondurre a questi due fattori che hanno rappresentato l'incentivo principale alla diffusione delle culture: alla rilevanza << sociale » della coltivazione della vite, la quale, per il fatto che consente l'impiego di forti contingenti di manodopera, ha giusti~ fìcato l'elargizione di contrib11ti governativi ai piccoli e medi proprietari impegnati nel rinnovo ·dei vecchi vigneti e nella trasformazione in vigneti di altre culture (3 ); alla politica seguita dagli Enti di Riforma che, perse-- guendo il fine della costituzione di unità poderali autosufficienti, hanno visto in quella della vite una delle culture « integrative » più idonee ~ raggiungere questo obbiettivo. Ma questi fattori spiegano solo in parte l'attuale sovrap~oduzione; in realtà andrebbe anche considerato l'aumento della produttività dovuto al miglioramento, in alcune zone, delle culture per via di una tecnic,a più ( 3 ) Sugli aspetti << sociali » della coltivazione della vite si sono pronunciati, oltre agli ambienti di sinistra, tecnici e uomini politici di parte democratica. Cfr. il discorso dell'on. Francesco De Vita, alla Camera dei Deputati, apparso su La Voce Repubblicana del 4 ottobre, in cui, fra l'altro, si legge: << La produzione vitivinicola va tutelata e difesa, anzitutto, per ragioni di carattere tecnico. Quale soluzione ci potrebbe essere per i terreni collinosi e montani, e in un paese sovrapopolato come il nostro? T'utti gli economisti agrari - almeno quelli che ho potuto consultare - sono d'accordo su questo punto: l'abbandono della viticoltura significherebbe lo spopolamento oltre che l'imp,overimento della collina e della montagna ... Fino a quando vi sarà una situazione di popolazione addensata nelle campagne, la vite non potrà essere sostituita con altre colture». · Allo stesso argomento accenna anche Rusticus, in un articolo intitolato << Com~ si può rimediare all'attuale crisi vinicola» (Corriere della Sera, 13 settembre 1957). f60] - BiblotecaGino Bianco

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