zioni, montate su in fretta e furia, muovendo da un contratto tra un ente di Stato italiano ed un ente di Stato persiano per lo sfrtJttamento di alcuni giacimenti petroliferi? Ora un avvenimento del genere è soltanto un affare commerciale e come tale andrebbe discusso, pesandone i pro ed i contro; cd è diventato un tornante della politica estera del Paese e l'Italia è stata presentata volentieri come il salvatore dell'Occidente, dal momento che pretendeva a reintrodurre di soppiatto quella influenza occidentale che l'imperialismo anglo-francese avrebbe fatto declinare. E si è di1r1ostratoche .in Persia non si introduce proprio niente, dal momento che per ora la Persia è chiaramente occidentalistica, fa parte del patto di Bagdad, e dal mome11to che nel patto di Bagdad ci sono già l'Inghilterra e, almeno nei com.itati militari ed economici, gli Stati Uniti. Vi è stato qualche ingenuo reporter c!ie già percorreva con la fantasia le strade pavimentate d'oro dell'avvenire, che tagliava mirabili vestiti al nuovo re: ma il re era nudo. Vi sarebbero, è vero, quei Paesi come la Siria o l'Egitto che vengono riempiendo nel Mediterraneo il ruolo di brillanti servitori dell'Unione Sovietica. Ma il fallimento della dottrina Eisenhower dimostra proprio come sia ingenua la pretesa di poter moderare il nazionalismo panarabo, una volta che i mestatori l'hanno portato a certe temperature. Non provano gli avvenimenti di quest'ultimo anno che quel na.zionalismo non è antin glese ma semplicemente antibianco, xenofobo e razzista? Su queste zone dolenti, dunque, non esiste possibilità d'azione ci/cuna per l'Italia. Nelle altre zone, al contrario, v'è forse qualcosa da fare; ma non per l'Italia· soltanto. Se il nostro Paese, invece di sognare velleitarie mediazioni e brillanti ritorni, si fosse messo a battere da un anno e mezzo il chiodo di un Riano di Colombo per il Medio Oriente insieme con la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Germania saremmo riusciti forse a disegnare una trama di politica estera e come sottoprodotto anche a procurarci qualche buon affare. Oggi, al contra.: rio,anchegli accordidi carattereeconomicorischianodi assumerecolore politico, ed il peggiore colore possibile: quello cioè di itna lotta sotterranea ai nostri partners occidentali, di non si comprende bene quale disegno sordamente anglofobo. Noi dobbiamo cercare di fare degli accordi comnierciali; 1na più ancora dobbiamo sforzarci di non accrescere la confusi one politica' di una zona esplosiva come il Medio O,riente: il primo è un legittimo inte- I resse, il secondo è un modo di difendere la nostra libertà e la nostra civiltà. , [4] BiblotecaGino Bianco
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