Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

potere personale. Nè giova, per fare un altro esempio, contestare a Togliatti il diritto a rappresentare il comunismo, o accusarlo di aver anchilosato il comunismo stesso, perchè Togliatti non è che troppo fedele al comu11ismo. Occorre che la negazione sia perentoria e non lasci ombra di dubbio, se si vuole uscire dal settarismo; occorre eh.e essa sia innanzitutto l'espressione di un rifiuto clella coscienza, la denuncia di una incompatibilità morale: solo a questo patto essa sarà anche una rivendicazione di umanità. Ma fino a quando si oppone al comunismo cattivo ed involuto o anchilosato di Togliatti, quello buono, progressivo e nazionale di questo o di quello, non si caverà mai un ragno dal buco. Il rifarsi, ad esempio, all'esperienza di Gomulka sembra a noi una prova di infantilismo politico ed ideologico: Gomulka, o almeno quei polacchi che gli si sono schierati dietro, hanno da fare i conti con una terribile Ragion di Stato, che si chiama lo spettro di Budapest. Gli ex comunisti italiani non hanno nulla di paragonabile che turbi il loro sogno o i loro ragionamenti politici.: essi possono trarre in tutta libertà le più coerenti conseguenze dalle loro opzioni iniziali. Ma, si dirà, l'opzione iniziale consiste in questo appunto, nella rivendicazione del comunismo genuino contro le involuzioni e le negazioni che sono al fondo del processo involutivo. Ora lungi da noi l'idea di ritenere che le sètte abbiano sempre torto e la chiesa che le produce abbia sempre ragione: è un fatto però che la libertà nasce meno dallo spirito della rivendicazione settaria che dall'atteggiamento razionalistico della negazione laica. Il che vuol dire appunto che ci si deve liberare totalmente dal comunismo e soprattutto che occorre evitare di confondere l'esigenza passionale (e di una sacrosanta passione) che induce a sposare la causa dei poveri e degli oppressi con la mitologia comunistica. Se ci si riflette il sofisma più pericoloso è proprio questa identificazione in~ziale, poichè è da essa che possono discendere tutte le successive co11cessioni e le successive rinunce: 11na volta ammesso quel punto, si potrà anche ammettere che non sempre i poveri e gli oppressi vedono chiaramente il loro interesse e che è quindi necessario confidare il potere a chi sappia i11tenderlo o che per liberare gli oppressi veramente conviene opprimere altri, e così via. Una volta negata l'identificazione, una volta affermato che il sistema comunista è quello dell'oppressione, non sono più possibili concessioni o rinunce e ad ogni mo1nento ogni uomo resta libero del giùdizio e dell'azione. Allora il paradosso del comunismo, di un sistema cioè che per impedire alcune alienazioni ne impone altre, e alla fine non riesce neppure ad eliminare quelle che si era proposto di sopprimere, apparirà chiarissimo; e non costerà più sforzo alcuno portare altrove la propria ansia di redenzione, cercare e trovare altre trincee su cui difendere la causa dei poveri e degli oppressi. Quando Silone osservava paradossalmente che la battaglia finale sarà tra i com~nisti e gli ex comunisti voleva dire, forse, appunto questo, che la battaglia sarà tra coloro che hanno scoperto il veleno del sofisma iniziale e coloro [53] Bibloteca Gino Bianco

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