sono più in alto, che sono appunto quelle che gli autori del Dio che ha f a'llito avevano chiarito a tutti attraverso la loro esperienza morale. « Dispotismo di Stalin ... il criminale assassinio di Kirov ... repressioni in massa e atti brutali di violazione della legalità socialista ... sparato per coprire le tracce dell'assassinio di Kirov ... azioni abusive in massa ... terrore contro onesti operai ... terrore di massa contro cittadini sovietici ... brutale arbitrarietà... confessioni estorte con la forza... vile provocazione... odiosa falsificazione ... delittuosa violazione della legalità rivoluzionaria ... liste di condan- . nati e loro sentenze preparate in anticipo e firmate da Yezhov e Stalin ... esecuzioni capitali e arresti aumentati dieci volte in un anno ... uomini ridotti a temere la propria ombra... insicurezza, paura, disperazione ... » : sono frasi tolte a caso dal Rapporto, e accennano a cose capitate a creature umane, a uomini giustiziati o tort11rati, a popolazioni intere sterminate. E tutto ciò senza alcuna giustificazione politica. Ora, quello che rende importante un tale documento, e ne fa il più terrorizzante avallo che mai si potesse concepire del Dio clìe ha fallito) è proprio qui. Ciò che conta non è tanto che esso rechi conferma dei crimini che solo i ciechi non vedevano: è invece la conferma che la cosiddetta dialettica materialistica era un inganno, che in essa v'era una falla paurosa, impressionante. I comunisti più intelligenti non negavano i crimini, ma sottolineavano le ragioni storiche di essi, e la Storia si innalzava ai loro occhi come una divinità severa ed impassibile, sui cui altari era giocoforza portare il sacrificio del sangue: il Minotauro, meglio che la falce ed il martello, era l'emblema dello Stato socialista. Il vecchio sofisma pseudo-storicistico tranquillizzava le coscienze più esitanti: v'era sempre una ragione storica per ogni « purga », ed era sempre la stessa ragione: salvare la rivoluzione, salvare il socialismo. Krusciov disse, invece, che la rivoluzione ed il socialismo stavano saldi e che non avevano bisogno di essere salvati; che anzi erano gli ultimi quindici anni del despotato di Stalin che avevano messo in pericolo l'una e l'altro. Tutto il virtuosismo dialettico spiegato in difesa della dittatura e dei suoi crimini era dunque un inganno: anzi la dialettica stessa era un inganno. Uno scrittore polacco, Milosz, nella Mente prigioniera ha ricordato una frase udita <iopo un congresso di letterati del suo paese: « non vi cacciate nella tela di ragno della dialettica materialistica, perchè dentro di essa il teologo u'fficiale riuscirà sempre a portarvi un testo in cui si legga che avete torto; negate il principio». Oggi la « tela di ragno » è sdrucita, è a pezzi, e nessuna valentia di teologo può riuscire a rimetterla insieme. Perchè non può essere esatta una concezione che consideri gli esseri umani alla stregua di oggetti, che deifichi una storia immaginaria e che sacrifichi gli uomini per dimostrare di essere esatta. Era questo il principio che conveniva ribadire, che Milosz ricordava e che gli autori del Dio che ha fallito avevano, tutti, opposto, consciamente o inconsciamente, alla macchina dialettica della dittatura comunista. E forse [SI] Bibloteca Gino Bianco
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