Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

ferata crudeltà. Silone o Wright, Gide o Koestler, avevano avuto esperienze diverse: nel PC, come nell'antica Tebe, si entrava da cento porte. Ma v'è un punto in cui tutte queste esperienze si saldano: ed è nel rifiuto, da parte della coscienza umana offesa, dell'inganno prima ancora che del crimine, delrartificio politico che diventa come una seconda coscienza e distrugge quel che di umano è nell'uomo. Gli autori del libro avrebbero potuto assumere come loro divisa certe linee di Montesquieu: « e tre vrai partout) m.erhe sur sa patrie. Tout citoyen est obligé de mourir pour sa patrie)· personne n'est obligé de mentir poiir elle ». Quando il Dio che ha fallito apparve in Italia nella prima edizione, i comunisti, con quella grossolanità o deformazione professionale che li distingue, l'attaccarono come un libro di volgare propaganda. Ricordiamo anche che l'ineffabile on. Togliatti pubblic_ò in Rinascita un attacco personale contro Silone di convulsa virulenza: forse perchè Silone, in un punto del suo scritto, ricordava certe perplessità del medesimo Togliatti sulla politica di Stalin. Naturalmente, pei comunisti, allora, fossero essi Togliatti o l'ultimo salmista del santuario staliniano, tutto quello che si leggeva nel libro era solo deformazione grottesca, accusa ridicola e assurda, bava polemica pagata dagli imperialisti americani, quando non era espressione di decadentismo e di turpitudine morale. Tanto convinta era la loro replica, tanto perentoria la loro negazione cl1e alcuni vollero vedere nei capitoli del Dio che ha fallito soltanto esercitazioni di letterati scontenti. Il libro agli occhi dei comunisti onesti come agli occhi dei pigri ed incerti passò per una ennesima manifestazione della « rozza propaganda anticomunista », cioè della letteratura in cui erano denunciati i crimini della dittatura comunista. E la testimonianza morale ed umana che i Silone ed i Wright vi recavano passò pressochè inosservata tra le contestazioni e le polemiche: la disputa sulla verità dei fatti raccontati finì col cedere il luogo al silenzio. Oggi il lettore italiano può scorrere insieme i due testi: le pagine del Dio che ha fallito e quelle del Rapporto Krusciov. I pigri e gli incerti possono andare a trovare la conferma di ciò che dicevano tanti anni fa Silone e Koestler nelle parole del Segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, e non sono più lecite le perplessità, le abili ritirate tatticl1e, i dilemmi ed i dubbi. Non sono più possibili, perchè chiunque abbia un po' di buon senso - e nessuno, diceva sorridendo Cartesio, ammetterà mai di non averne abbastanza - deve intendere il testo del famoso rapporto non già come una pagina di storia contemporanea, ma come un punto di partenza per le proprie meditazioni. Krusciov si occupa delle crudelti, dei crimini, delle stragi posteriori ad una certa data, e sul periodo precede11te lascia che il mistero resti mistero. i\ noi in questo momento non interessano le ragioni di questo taglio: interessa soltanto che nessun uomo ragionevole può credere al taglio e che quindi le ragioni di ciò che Krusciov ipocritamente lamenta [50] BiblotecaGino Bianco

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