l'educazione fisica. Nelle apparenze, dunque, v'era da soddisfare tutti i gusti ed appagare tutte le esigenze. I comunisti italiani hanno largamente disertato tutti i seminari e, le rare volte che vi sono intervenuti, si sono quasi sempre astenuti dal far ascoltare la loro voce: tale manifestazione di scarso impegno, almeno, li tenne lontani dalle manifestazioni di conformismo che distinsero i comunis .t.i francesi. Certo, quelle riunioni non meritavano eccessiva attenzione, poichè mai riu_scirono ad andare oltre una scialba ripetizione di luoghi comuni (solo a tratti interrotta da tentativi polemici), e più volte costituirono semplicemente l'occasione per fornire una tribuna ai temi della propaganda sovietica, ai quali la particolare impostazione di questo Festival non sempre consentiva di esplicarsi in manifestazioni specifiche. Ma l'assenteismo dei comunisti italiani potrebbe essere scambiato per un tacito, e pur consapevole,. atteggiamento critico verso un simile modo di concepire l'attività culturale, se non intervenissero altri elementi che confermano e rafforzano un giudizio che li qualifica pigri e superficiali. Poichè le più ricche occasioni offerte dal Festival non consistevano tanto nelle manifestazior1i ufficiali, quanto nella eccezionale possibilità di contatti diretti con la popolazione russa. Qui si fece palese la singolare distorsione che sta al fondo dell'atteggiamento di questi nostri comunisti: i quali furono più preoccupati d'offrire ai russi una desolata immagine della realtà italiana, che non d'intendere le condizioni cl1e permettono l'esistenza della società sovietica e le conferiscono caratteri nuovi ed interessanti. Così sembrava che la loro conoscenza dei dati statistici relativi all'Italia si riducesse al numero dei disoccupati e che problemi dell'importanza di quello meridionale fossero presentabili solta11to in termini agitatorì. D'altra parte, nelle loro domande non v'era nulla che si riferisse alla « struttura » dell'URSS, anzi ogni ricerca del vero pensiero dei russi sui fatti più importanti, ogni tentativo di intendere i reali rapporti dei cittadini tra loro e con lo Stato, venivano intesi come reazionaria e maleducata (si era ospiti, o no?) « provocazione ». E sfuggì a tutti loro la estrema durezza della vita, il disinteresse della maggior parte dei russi per la politica, il piatto « carrierismo » dei tecnici, la ma11canza assoluta di circolazione delle idee; ma neppt1re colsero i segni che indicano una società alle soglie di una trasformazione~ l'effettivo ritmo dell'esperimento sovietico. Nè le parziali ammissioni di cui, ipocritamente, si sono compiaciuti tanti comunisti al ritorno da l\1osca sono sufficienti per fingere un giudizio spregiudicato. Se rifiutarono lo spirito degli scopritori del nuovo pianeta, mancò loro anche la genuina curiosità che potesse avvicinarli al popolo: nessun int-eresse critico nè umano li guidò nel soggiorno. Il loro appagamento era qualcosa di definitivo e di concluso già prima della partenza per l'URSS, così che nemmeno cercarono conferme alle loro convinzioni. « Et in Arcadia ego », si potrebbe dire di ciascuno di questi comunisti: dopo un viaggio in un paese che, [44] BiblotecaGino Bianco
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