Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

merciali, che obbediscono a.cl esigenze economiche rin11egando le distorsioni derivanti in precedenza dall'ordinamento politico-giuridico statale. Le considerazioni, fin qui svolte, 'basterebbero da sè a mostrare la futilità della polemica tra liberisti e dirigisti a proposito del mercato comune. Tuttavia, visto che la polemica continua e che ha avuto accenni vivaci negii interventi degli onorevoli Malagodi, Martino, La Malfa e Lombardi durante la discussione alla Camera per la ratifica dei Trattati, sarà opportuno aggiungere qualche commento. Scopo fondamentale del mercato comune è la creazione di un'area di politica economica unificata; i conflitti, quindi, che il Trattato si propone di eliminare sono quelli esistenti tra le legislazioni e le politiche economiche dei sei Paesi. Alla selva delle protezioni, delle discriminazioni, delle distorsioni, ci si propone di sostituire - come si legge nel Preambolo - « un'azione concertata intesa a garantire la stabilità nell'espansione, l'equilibrio 11egliscambi e la lealtà nella concorrenza ». Non c'è nessuno che possa contestare che tale azione concertata rappre- - senti in sè uno sforzo di dirigere l'economia; ma è altrettanto indubitabile che questo sforzo viene rivolto nel senso di creare quanto più sia possibile un sistema basato sulle regole dell'economia di mercato. Come è stato più volte osservato, il Trattato non contiene soltanto misure automatiche) quali l'abolizione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative, ma prevede anche tutta una serie di procedure e di azioni « per coordinare le politiche economiche degli Stati membri», « per ovviare agli squilibri delle bilance dei pagamenti >>; e prevede istituti, quale il Fondo sociale europeo e la Banca per gli investimenti, destinati rispettivamente a « migliorare le pos- .'iibilità di occupazione dei lavoratori >> ed a « facilitare l'espansione economica della Comunità mediante la creazione di nuove risorse». Chi potrebbe negare che queste <<procedure» ed «azioni» ed istituti sono strumenti per dirigere l'economia comunitaria? Ma, d'altra parte, come non vedere che questi interventi sono di carattere conforme) cioè tendono a creare condizioni che permettono una più libera concorrenza? La Parte terza del Trattato, intitolata Politica della Comunità) si apre con l'art. 85, che dice: <<Sono incompatibili con il mercato ~omune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazio11ed'imprese e tutte le pratiche concordate che possono pregiudicare - [35] BiblotecaGino Bianco

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