Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

soddisfare il fabbisogno europeo, dato che improvvisi rialzi dei noli, togliendo ai carboni statunitensi ogni possibilità concorrenziale, renderebbero molto difficile il soddisfacimento di una parte della domanda, se nel frattempo la. produzione comunitaria si fosse ridotta, come conseguenza della chiusura di un certo numero di miniere incapaci di reggere alla concor- • renza americana. L'Italia che non produce quasi carbone, e che importa, quindi, praticamente le totalità del suo fabbisogno, si è sempre opposta a queste richieste di pratiche restrittive del commercio estero, in modo che - anche in qualche fase di bassa congiuntura, come quella verificatasi nel '53 - il predominio del cartello tedesco del carbone f11 limitato dal << controllo>> -esercitato per mezzo delle importazioni di carbone americano. Non è questa, naturalmente, la sede per esaminare tutti gli aspetti della polemica; qui si vuole affermare soltanto che, data la difficoltà di condurre efficacemente una lotta contro i cartelli con leggi anti-trust, e poiche, invece, il modo più adeguato di controllarli consiste nel tenere aperte le valvole di sicurezza della concorrenza, l'allargamento del mercato diventa chiaramente uno strumento decisivo dell'azione anti-trust. Infatti l'allargamento del mercato determina l'ampliamento ed una maggiore differenziazione dei settori di produzione e di utilizzazione, provoca, cioè, la diversificazione degli interessi ed il sorgere di contrasti (come nell'esempio appena addotto, il contrasto dei produttori tedeschi e dei consumatori italiani di carbone), che rendono più difficile il dominio monopolistico ed incontrollato del mercato da parte dei cartelli. Un ulteriore argomento - sempre nella stessa direzione - ci fornisce l'esperienza C.E.C.A. È ancora da un critico severo come Gilbert Mathieu (12 ) - e non dai Rapporti dell'Alta Autorità - che traiamo gli elementi di fatto. Prima dell'apertura del mercato comune, i grandi produttori . di carbone della Ruhr, nelle fasi di alta congiuntura, razionavano rigidamente il ·coke ed i fini da coke necessari alla produzione d'acciaio lorenese. Ma da oltre due anni ormai i siderurgici francesi, grazie alle regole di non ' discriminazione stabilite dall'Alta Autorità, e che vietano di conseguenza ai produttori tedeschi di negare il carbone ai consumatori francesi per for- ( 12 ) Cfr. Le Monde, 22 giugno 1957. [33] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==