E, infine, quanto alla preoccupazione stessa del predominio dei cartelli, considerato inevitabile in un mercato europeo, non è giusto osservare che le economie ,dei singoli Paesi sono oggi rette sostanzialmente da sistemi di monopolio o di quasi monopolio? Anche ammesso che l'allargamento del mercato fallisca nello scopo di determinare la concorrenza, a causa di accordi cartellistici intervenuti tra i grossi gruppi industriali, in che cosa si . peggiorerebbe rispetto alla situazione attuale? Nei mercati nazionali i grandi complessi industriali - privati o pub·blici che siano - dominano pressochè incontrastati; e non c'è in nessun Paese una legge antitrust dotata di effettiva efficacia. Perchè temere allora l'allargamento del mercato? Il moltiplicarsi dei produttori dovrebbe in ogni caso portare a nuove posizioni di equilibrio e rendere meno certo il controllo del mercato unico da parte dei gr11ppioggi dominanti sui mercati singoli. È ancora la CECA a confermarci in questa convinzione. Non si vuole qui tentare una difesa dell'azione antitrust dell'Alta Autorità, e rispondere all'accusa dei critici, secondo cui l'esecutivo della C.E.C.A. non si sarebbe servito dei poteri che il Trattato prevede. Non è dell'azione condotta dall'Alta Autorità contro la GEORG - per insufficiente che sia stata - che vogliamo qui scrivere (non senza, però, osservare che codesti critici dimenticano troppo spesso l'esiguità dei poteri dell'Alta Autorità, i poteri effettivi, quelli, cioè, politicament~ esercitabili, non quelli che risultano da un'interpretazione strettamente giuridica clegli articoli del Trattato). Si vuole piuttosto rilevare che l'evoluzione del mercato carbonifero europeo degli ultimi anni è servita a dimostrare che il modo più efficace per fronteggiare il cartello carbonifero (fronteggiare, si badi bene, e no~ liquidare, ridurlo, cioè, quanto più è possibile a strumento di economia di mercato) non è dato dalla legislazione anti-trust, cioè dal mito di spezzare le concentrazioni aziendali con decreti da fare rispettare per mezzo di burocrati e di poliziotti, ma consiste, invece, nel far giocare le possibilità concorrenziali, cioè nel tenere aperte le valvole di sicurezza dell'importazione di carbone e .della presenza sul mercato delle altre fonti di energia. Il mercato carbonifero della C.E.C.A. è caratterizzato dall'assenza della concorrenza; dato che tanto la produzione che la domanda sono di carattere rigido e per conseguenza un ribasso dei prezzi non provoca - o provoca in misura assai limitata - un corrispondente aumento della doman,da. [31] Bibloteca Gino Bianco
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