Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

in larga misura il criterio della complementarietà, in base al quale, dato che il ferro ed il carbone sono tra la Mosella ed il Reno, la penisola dovrebbe astenersi dal potenziare la propria industria del ferro. In una grande area economica unificata come l'Europa dei Paesi della CECA può accadere che il decentramento. del sistema produttivo, lo sviluppo di impianti siderurgici in zone periferiche per utilizzare minerale di ferro e carbone importati, risulti il più sano criterio di produzione, cioè il modo migliore di realizzare le cc,ndizioni di un'economia di mercato. L'autosufficienza dei grandi spazi - su cui l'on. Riccardo Lombardi ha tanto spesso insistito, sia sull'Avanti! (2 ), sia nella discussione alla Camera per la ratifica dei Trattati, per indicare un dato di profonda differenziazione tra la piccola Europa da una parte e l'USA e l'URSS dall'altra, e per dimostrare quindi l'esistenza di un grave handicap, che vizierebbe alla base il processo di integrazione europea - l'autosufficienza, dunque, non e nè una realtà nè una meta nel mondo delle nazioni (e dei gruppi di nazioni) che respingono il principio dell'autarchia e si inspirano, anche quando ne accettano gravi deroghe e deviazioni, al criterio del libero scambio internazionale. Gli stessi Stati Uniti, cioè il paese più ricco del mo11do, non solo dipendono dal commercio estero per alcune materie prime fondamentali, di cui il loro sottosuolo è privo, come la gomma, lo stagno e l'uranio, non solo sono costretti ad accrescere sempre più i rifornimenti di petrolio d'oltremare, ma trovano anche eco110micamente più vantaggioso importare ferro dal Venezuela, invece che serversi del minerale della Pennsylvania o degli Stati del West. Allo stesso modo un'evoluzione di grande interesse si sta verificando per il mercato automobilistico. Gli Stati Uniti, dopo aver raggiunto una produzione di 8 milioni di automobili all'anno, ora si sono adattati a una produzione minore, di circa sei milioni e mezzo. Intanto si registra, sia pure in proporzioni modeste, una crescente penetrazione sul mercato americano delle « piccole vetture » europee. I tedeschi sono in testa, tra gli esportatori et1ropei. Nel 1956 furono vendute in USA dalla Repubblica federale poco più di 64 mila automobili; nel '57, solo nel primo semestre, è stata raggiunta e superata quota 50 mila. Questo sviluppo è tanto più considerevole, non solo se si tiene conto della regolarità del ritmo di progresso negli ultimi anni ( 2 ) Cfr. l'Avanti! del 18 febbraio 1957. [24] BiblotecaGino Bianco

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