Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

MICHELEPRisco: Fuochi a mare, Milano, Rizzoli, 1957. << N1a perchè sussultate così? È solamente il verso d'una civetta che da anni ha fatto il nido nel noce in fondo al viale ... »: si annunciava così il primo, essenziale in- . contro con la << Provincia addormentata ». Un titolo fortunato per una serie di bei racconti, con cui Michele Prisco entrò nel mondo della narrativa italiana del dopo-• guerra. E La provincia addormentata era quella di Napoli, anzi, la zona vesuviana in particolare, che Prisco scopriva e illustrava in tutta la sua vita segreta: la vita delle sue silenziose, semibuie dimore, dove venivano covati sentimenti segreti, moti d'animo repressi, in una diinessa, borghese esistenza. I gesti più semplici assumevano il valore di un rito, i radi suoni e rumori che dalla campagna filtravano attraverso le imposte acquistavano vaghi e arcani significati. E larve umane erano pronte a coglierli, a << sussultare », occupate soprattutto a guardarsi sfiorire, prede di una tristezza che l'accecante estate vesuviana rendeva solo più cupa. Fu detta q nesta, e con ragione, una dimensione nuova della nostra geografia letteraria. Ma era un mondo che_ dopo di . . ' essere stato annunciato non presentava p1u sorprese, tutto chiaro e spiegato, sin dalle prime parole del primo libro di racconti, sembrava non poter crescere che in estensione. Fu il primo l'autore ad accorgersene, e le sue due prove successive, Gli eredi del vento e Figli difficili, furono il suo modo di reagire a quell'orbita << felice ma angusta » che caratterizzava la sua Provincia. Particolarmente riuscita la seconda, la migliore cosa di Prisco a tutt'oggi, aveva il merìto, in particolare, di arricchire di una prestigiosa ricchezza psicologica quello stanco e apparentemente inerte mondo vesuviano, scoprendolo fin nelle sue pieghe più segrete. Donne appena intraviste nella Provincia addormentata scoprivano i perchè della loro astiosa e cupa esistenza; passioni, altra volta appena lumeggiate, erano qui distesamente colte, dipanate da un groviglio di cui l'autore dominava con sagace maestria la sua segreta, interna logica. Ma questo significava anche, proprio per la felicità della riusci- - ta, avere esaurito un filone, averlo cioè compiutamente espresso. Di qui l'interesse presentato dall'ultima prova del Prisco, Fuochi a mare, di nuovo una raccolta di racconti. Avrebbe l'autore còlto ancora echi della sua esploratissima Provinc1:a, o avrebbe decisamente cercato prospettive nuove? L'uno e l'altro egli ha fatto, e questo spiega innanzitutto il carattere co1nposito del volume, quanto a validità e consistenza e interesse delle cose ospitate. Primeggiano, a nostro avviso, lmmatella e Gli sposi della domenica, il primo e l'ultimo dei racconti della presente raccolta; e proprio perchè, oltre ad essere delle cose artisticamente riuscite, testimoniano dell'impegno di Prisco a slargare i confini della sua narrati va, a rinnovarne i modi. lmrnatella è la patetica storia di una bambina che, nell'incandescente dopoguerra napoletano, si ritrova prostituta, senza per questo esser diventata donna; e l'unico che poteva cotnpiere il n1iracolo, un negro da lei amato in modi sempre meno puerili, tragicamente muore. Nella corsia dell'ospedale, schedata con le sue sventurate coetanee, e mentre attende la visita di controllo, i pensieri che le attraversano la mente sono ancora: << forse non ho fatto peccato », << forse non vado [126] BiblotecaGino Bianco

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