Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

piuta dal Verga a suo tempo; è la stessa vicenda, che in forme più modeste si è tante volte ripetuta, dell'intellettuale in-- sulare a cui la lezione di vita e di cultura appresa sul << continente » finisce col dare più prof onda coscienza di sé, delle sue condizioni origiina:rie nella società umana. Anche Marletta ha portato a compimento la sua educazione intellettuale sul << continente »; ma invece che negli ambienti dei caffè letterari e del giornaiismo di Roma o di Milano, essa si è venuta maturando all'ombra dei portici delle università toscane, in un clima di raccoglimento e di studio, in cui il fervore dell'esperienza estetica si componeva nella linea d'una tradizione umanistica e d'una disciplina accademica. Le prime pubblicazioni del M. furono dei saggi critici, dedicati al Cellini ed al Verga; la sua attività di scrittore, con cui prende ala il libero gusto della fantasia, si inizia negli anni di questo dopoguerra, in un mondo sconvolto e ancora dolente, che offre ben diversi motivi di meditazione e ben diversi stimoli all'immaginazione di quelii che il mondo corrotto degli ultimi anni della dittatura fascista, coi suoi macabri fantocci, suggeriva a V. Brancati. Si aggiunga che a Brancati rimane addosso, dell'esperienza dannunziana e fascista, un certo gusto per il profano e per il pagano, mentre lo sviluppo spirituale di Marletta si è mantenuto lungo una costante direttiva religiosa, al livello delle esigenze formulate dalla più avanzata, inquieta e sensibile intellettualità cattolica europea; e si comprende come questo suo libro abbia il precipuo merito di ron1• perla con gli schemi del provincialismo folkloristico ed ideale, e rappresenti una originale e solitaria reazione al melen 50 conformismo in cui si trascina la letteratura d'ispirazione cattolica in Italia. Già a proposito del precedente libro del Mar letta, Pianto d'Eva ( ed. Mondadori, 1952), che aveva meritato il 2 ° Premio Venezia e il Premio Firenze, un acuto critico di parte cattolica, G. M. Mazzini, aveva rilevato come il M. si mosse << sotto il segno di Blaise Pascal », al pari di certi autori francesi d'oggi quali Bernanos e Mauriac, e come egli recasse nella narrativa italiana contemporanea il fermento spirituale d'un << agostinianesimo » ignoto invece del tutto a << certi clamorosi autori cosiddetti cattolici ». Si trattava d'una osservazione assai p·enetrante, poiché in P1:antod'Eva, sia pure nella misura stabilita dal garbo e dalla finezza derivati da un'alta civiltà letteraria di formazione classica, predominava una scoperta tendenza all'impressionismo lirico, che si spingeva a volte sino al compiacimento calligrafico, rischiando di esaurirsi nella << bella pagina >> dell'elzeviro. Bisogna riconoscere che il critico suddetto aveva saputo ben scrutare fra le righe, individuando un interesse alla sostanza morale, che in questo nuovo libro appare ormai in decisa prevalenza sulla ricerca di natura stilistica; o meglio, è raggiunta nel libro quella felice unità originaria di accensione fantastica e di trasparenza espressiva, in cu~ consiste il momento creativo dell'arte. A lettura compiuta, tornano alla mente, è pur vero, i nomi di certi scrittori cattolici d'oltralpe, nei quali è presente e viva la problematica Grazia (ed a me vien fatto di pensare in particolare a Graham Greene, ed al ritn10 metafisico, per così dire, del suo T he end of the affair); ma in effetti i personaggi [122] BiblotecaGino Bianco

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