Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

di colpi di scena persino grotteschi o infantili, l'autore di ... 4. merica primo amore mostra di avere, anche nei momenti meno felici, delle risorse preziose e sicure, anche se talvolta lasciate in buona parte ancora allo stato nativo, e riversate sulla pagina prima di una adeguata medi- . taz1one. Ad osservazioni di questo tipo ci pare offra una conferma quest'ultimo breve romanzo del Soldati, recentemente edito da Garzanti, Il vero Silvestri. La misura del racconto, il suo << respiro », sono quelli ideali della narrativa soldatiana, cui giova soprattutto una elementare modestia d'impianto, che non consenta eccessive diversioni e distrazioni da un nucleo narrativo centrale; intorno al quale le vicende (e gli echi morali ed i grovigli psicologici cui esse sogliono dar luogo in Soldati) possano organizzarsi come altrettante variazioni su un tema unico. I racconti di A cena col commendatore offrirono un esempio felice di un tal tipo di scrittura; e nel Vero Silvestri la materia su cui l' autore lavora di gusto e di bravura sembra avere lo stesso rigore, la stessa compattez.- za di una << confessione » serrata ed essenziale. Tra l'altro, il racconto risulta dal1' intreccio di due narrazioni (una << retrospetti va » e l'altra attuale), fatte in prima persona, e nelle cui pause Soldati si ehibisce nel dedurre dai fatti significati intellettuali e morali, con un senso a volta a volta divertito e amaro. Un avvocato di grido, piemontese di nascita ma dimorante da molti anni a Ron1a, incontra casualmente, in uno squallido negozietto sulla frontiera italo-francese, una matura e bella amica, Aurora, di cui aveva perso le tracce da tempo. Spinti da motivi e bisogni diversi, l' avvocato e la donna si accingono a ricostruire, ognuno in una sua prospettiva personale e discorde, la fisionomia morale di un comune conoscente, morto anni prima: Gu, stavo Silvestri. Per l'avvocato Peyrani, Silvestri è stato l'amico più caro della giovinezza, e ne conserva e difende un'immagine di uomo nobile, mite, generoso, civile, anche se proclive a passioni ingenue, turbinose, disperate. Aurora, in una sua lunga accusa, ne traccia un ritratto del tutto diverso: sulla scorta dei suoi rapporti con lui (ella era stata oggetto, infatti, dell'ultima e più pervicace infatuazione amorosa del Silvestri), lo presenta allo sguardo incredulo e sdegnato di Peyrani come un ignobile ricattatore: un << diavolo sporco», com'ella si esprime. Chi dei due è più vicino al vero? Su quale delle due << versioni >> potrà fondarsi un giudizio postumo su Silvestri? La ricerca del « vero Silvetri » è, dunque, il motivo unico del libro, il quale sembra assun1ere a volte l'andatura di un « referto » psicanalitico, con i suoi ondeggiamenti, le sue congetture, le sue illuminazioni repentine, nelle quali la consumata perizia dello scrittore fa le sue prove più alte. Ma, a sorreggere il freddo meccanismo delle << deposizioni >> intorno al Silvestri, ci sono delle note più fonde, concordi nel rendere lo stile molto più ispirato, la ricerca molto meno schematica di quanto ci si potrebbe attendere in un esperimento narrativo incentrato intorno ad una << tesi » così chi usa ed ardua .. C'è una dimensione che è stata ben definita << elegiaca», nella quale si muovono i due protagonisti-narratori ed in cui la figura del terzo personaggio evocato, Silvestri, giuoca il ruolo di un contrappunto costante. Accanto alla sua evanescenza, [119] BiblotecaGino Bianco

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