stato sbagliato il rifiutare il rimedio proposto non solo, ma anche di non tenere in nessun conto l'esigenza da cui muoveva, sembra dimostrato a sufficienza dagli avvenimenti successivi. Ad ogni buon conto non diremo che le condizioni della pace indocinese firmata nel luglio a Ginevra avreb- - bero potuto essere diverse da quello che furono e neppure diremo che forse sarebbero state diverse se la posizione francese fosse stata in qualche modo rafforzata. Ma ci sembra che si possa senz'altro affermare, perchè sia del tutto chiara la situazione nella quale si aprì la Conferenza, che le contesta-- zioni e i dissidi che si manifestarono tra gli alleati occidentali non giovarono alla loro pos~zione di negoziatori: i comunisti compresero benissimo che il limite di rottura era ancora parecchio lontano, che inglesi e americani avevano pochissima o nessuna voglia di aiutare concretamente la Francia in Indocina, e che si sarebbero ridotti ad intervenire solo in caso disperato, compresero insomma che v'era una possibilità di azione diplomatica e politica assai più ampia di quella che solo un mese prima avevano potuto sperare. Si potrà ammettere che non v'era ormai più nulla da fare per modifi-- care questo stato di fatto, ma non si potrà non ammettere che esso ebbe larghissima importanza nel determinare l'esito della Conferenza di Ginevra, non si potrà non ammettere cioè che la disunione degli occidentali fu anche in questo caso un grosso vantaggio pei comunisti. Si deve aggiungere, infine, che la responsabilità principale di queste cose non cade tanto sugli Stati Uniti per l'incertezza e quasi la mancanza di una linea politicà precisa dell'Amministrazione repubblicana, sempre· oscillante tra il troppo lucido ed un po' astratto razionalismo di alcuni circoli politici e militari e la preoccupazione angosciata dei movimenti dell'opinione pubblica, tra l'interventismo più spregiudicato ed il timore di impegnare il paese in una nuova avventura coreana; e neppure cade sugli inglesi, ostinati difensori del non-intervento e di una politica che si risol-• veva, almeno immediatamente, in un danno apparente dell'alleato francese, sugli inglesi accusati, in gran parte a torto, ma non senza qualche colore di ragione, di essere generosamente pacifisti sulla carne degli altri e che tuttavia, bisogna dirlo co11tutta franchezza, dimostrarono una desolante mancanza di fantasia. La responsabilità più grande cade senza alcun dubbio sui francesi. In verità chi giudica con quella prospettiva che i tre anni, o poco più, trascorsi da allora consentono, non può tenersi dall'osservare [111] Bibloteca Gino Bianco
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