Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

nale >> che a loro giudizio i dirigenti del Quai d'Orsay si ostinavano a fare sul problema del riarmo tedesco. In realtà la linea di condotta seguìta da Bidault era assai più saggia ed intelligente ,di quanto gli avversari non pensassero 11elcalore delle passioni del momento: il Ministro aveva com·preso che la presenza francese in Indocina era strettamente connessa al più vasto problema dell'equilibrio di potenza nel Sud-Est asiatico e che questo eqt1ilibrio non poteva essere garantito da una negoziazione tra la Ftrancia e il Viet-Minh. L'accordo indocinese sarebbe stato stabile solo nella misura in cui avesse potuto essere parte di un regolamento asiatico il più ampio possibile, nel quale non solo Ho-Ci-Min, ma anche i cinesi e gli stessi dirigenti di Mosca avessero impegnato la loro responsabilità. La tendenza più recente del governo francese era stata sempre, ad onta delle contrarie dichiarazio11i, quella di dare (e non soltanto per ragioni economiche) un'inclinazione intèrnazionalistica agli affari indocinesi, e adesso quella di Ginevra poteva essere l'occasione decisiva: se i comunisti avessero per avventura infranto la tregt1a si sarebbe, una volta per tutte, potuto chiedere formalmente ai garanti cinesi e russi di desolidarizzarsi, si sarebbe potuto mettere in moto il meccanismo delle Nazioni Unite, si sarebbe potuto, finalmente, chiedere agli altri t1n aiuto assai piu sostanziale e comunque non soltanto economico. Il Presidente del Consiglio, dal canto suo, aveva osservato, pur rendendo omaggio alla prestigiosa personalità del grande uomo politico indiano, che la proposta di Nehru era assai poco conducente: non si potevano sospeJ1dere le ostilità e poi negoziare con un avversario i cui ·metodi guerrescl1i s'erano dimostrati, in molte occasioni, a dir poco sbrigativi. Chi infatti avrebbe potuto garantire la sicurezza del corpo di spedizione e la vita stessa dei residenti francesi? Chi avrebbe garantito che negli indugi delle trattative i comunisti di I-Io-Ci-Min non si infiltrassero nello schieramento militare fr2ncese, non accerchiassero i presidi e le punte avanzate, non penetrassero nelle città non ancora da loro controllate, non si disponessero insomma nelle posizioni più favorevoli per tentare, all'indomani di un insuccesso dei negoziati, i più audaci colpi di mano? E chi finalmente avrebbe garantito lo stesso esercito del Viet-Nam dalle infiltrazioni comuniste, dal noyautage? Occorreva invece che si fosse d'accordo tra francesi e governo comunista, che al momento di sospendere le ostilità si osservassero dall'una parte e dall'altra certe precise condizioni, sì che si potesse proce- [102] BiblotecaGino Bianco

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