Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

totale per imprimere all'apparato produttivo la disperata energia che poteva venire solo dalla sicura minaccia di morte; non temere, insomma, il dinamismo economico dei Paesi stranieri ed ostinarsi a tenerlo fuori di casa, rna anzi aprirgli le porte e farlo penetrare e servirsene per distruggere definitivamente le imprese malate e potenziare all'estremo quelle capaci di reggere alla concorrenza internazionale. E voleva dire anche preparare un gigantesco piano per la riconversione industriale e la modernizzazione dell'agricoltura, prevedere trasformazioni economiche e sociali poderose e redislo- •cazioni massiccie dell'impiego. Voleva dire soprattutto spazzare via senza pietà i meccanismi della distribuzione, ponendone al loro posto altri meno pesanti e passivi, sì da accrescere il potere d'acquisto dei salari senza bisog110 di aumenti e sottrarsi così agevolmente al pericolo dell'inflazione e insieme allargare il mercato interno, dando un nuovo stimolo all'incremento deila produzione e saldando perfettamente il circolo delle riforme delle struttt1re economiche. E finalmente non si doveva dimenticare che ogni riforma autarchica sarebbe stata una finta riforma che non avrebbe risolto nulla e che bisognava aver di mira qualcosa di più che la Francia, il grande spazio eco11omicodell'Europa occidentale, che soltanto poteva sopravvivere nel processo di concentrazione cui si assiste ai nostri giorni. Tutto ciò non era certo nelle intenzioni di Faure e dei suoi colleghi (o non era, almeno, nelle loro parole): e forse non poteva esservi. La maggioranza conservatrice che sosteneva il governo Laniel aveva già manifestato, nella discussione sulla rifortna fiscale, con sufficiente chiarezza i suoi propositi; ed il governo non era su questo problema meno paralizzato che su altri dai dissensi che opponevano i nazionalisti agli europ~isti, i -conservatori ai progressisti. Poteva darsi cl1e il tale, che era anti-europeista, si schierasse invece, con quanta coerenza ognuno può immaginare, dalla parte dei riformatori sulle questioni economiche, e che il talaltro, che era invece tetragono conservatore, si pronunciasse, anche qui con poca coerenza, per l'integrazione europea. Ma le divisioni e suddivisioni moltiplicate tra loro non producevano certo unità di vedute e risoluzione nell'agire: i comunisti potevano prendere data ed affermare che il piano dei « diciotto mesi» era un altro inganno della borghesia reazionaria ai danni delle classi lavoratrici, della libertà e della ... pace. [100] BiblotecaGino Bianco

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