Nord e Sud - anno IV - n. 36 - novembre 1957

onta del pessimismo delle loro stesse diagnosi, la 'Francia aveva ancora molte possibilità di ripresa: essa era ancora il Paese in cui una fabbrica di automobili poteva produrre una vettura tutti gli ottanta secondi, dove officine di costruzioni aeronautiche suscitavano l'ammirazione dei più avanzati tecnici d'oltre-Atlantico, dove sapeva affermarsi, pur se tra difficoltà d'ogni genere, 11n'agricoltura differenziata, dove v'era ricchezza di capitale e di lavoro e dove finalmente l'inversione della curva demografica assicurava per gli anni a venire una poderosa energia. Si calcolava tra l'altro che vi fossero in Francia almeno tremila miliardi di oro, cioè di capitale tesaurizzato che si rifiutava di entrare in circolazione: quanto bastava per garantire da og11i pericolo di inflazione una politica produttivistica ad oltranza. E tutte queste voci trovavano conferma nelle conclusioni del rapporto OECE sulla situazione economica francese nel 1953, nel quale si diceva chiaramente, e forse con un po' di esagerato ottimismo, che erano riunite tutte le condizioni per la riuscita di un programma di espansione senza inflazione. Il piano di « diciotto mesi>> voleva essere appunto la risposta del governo a queste critiche e sollecitazioni, ed era insieme, in qualche modo, il frutto di un compromesso all'interno del governo stesso tra le forze più con- · servatrici e quelle più sensibili alle suggestioni che si sono brevemente ricordate. Edgar Faure, che aveva una preparazione economica abbastanza moderna ma che si rifiutava alle facili demagogie, che amava mostrarsi privo di pregiudizi ma che si schierava tra i rigidi difensori dell'ortodossia finanziaria, era egli stesso a metà strada e quasi l'uomo di questo compromesso per così dire « centrista »: il suo progetto voleva appunto sfruttare i sintomi di ripresa e allo stesso stempo stimolarli, senza però dare all'azione governativa una funzione troppo rilevante e risoluta, nutrendo fiducia nei rimedi che non fossero eccessivamente energici. E questo carattere doveva trov:arsi del resto anche nel modo di .finanziamento del II piano lasciato allo Stato per 800 miliardi su 1800. Si trattava di fare un ultimo sforzo sulla via che s'era percorsa negli ultimi anni e di farlo coi metodi tradizionali: e questa era, francamente, la via meno adatta per uscire dalle difficoltà. S'è già detto che la crisi non era di congiuntura ma era crisi delle strutture dell'economia francese e bisognava avere perciò il coraggio di affrontare ~ problemi alle radici. Questo voleva dire innanzi tutto abbandonare risoluta- · mente i protezionismi più rovinosi, liberalizzare gli scambi in misura quasi [99] Bibloteca Gino Bianco

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