Nord e Sud - anno IV - n. 35 - ottobre 1957

una serie di indiscrezioni e di equivoci gettasse « _quasiun'ombra sulla nostra fedeltà agli impegni dell'intesa occidentale». Il fatto di cui si deve prendere coscienza prima che sia troppo tardi è che, mentre l'unificazione socialista si allontana nel futuro delle nebbie postelettorali, l'avvento del monocolore ha segnato l'allontanamento dai posti di governo di gran parte del gruppo dirigente che, intorno a De Gasperi e a Sforza, intuì e sostenne la necessità di una politica fermamente occidentalista da parte dell'Italia. Non sono più . al governo quei repubblicani, socialdemocratici:, liberali che intendevano rettamente atlantismo e difesa della democrazia come una coJa sola; e, per quanto riguarda i democristiani, se si eccettua un gruppo ristretto, di cui Taviani e Colombo sembrano gli elementi più combattivi, le posizioni governative sono occupate ora da uomini che hanno sempre dimostrato di avere scarsa sensibilità per i' problemi atlantici. Si sono rafforzate così le pressioni extraministeriali e sono riaffiorate, detitro e fuori del Governo, tittte le posizioni che facevano capo a coloro che avevano contrastato o non avevano saputo assim,ilare la lezione di De Gasperi in politica estera. Sarà opportuno ricordare che certe correnti di sinistra e di destra della DC furono tiepide o addiritt11,raostili nei confronti del Patto Atlantico fin dai tempi in cui fu discusso della sua approvazione. Allora non erano di moda le mediazioni nel Me dio Oriente e si polemizzava a favore di una Europa neutralista, e mediatrice fra capitalismo americano e comunismo russo; o si rispolverava la funzione universalistica dell'Italia come sede del Vaticano/ depositario di una fede cosmopolita. Venne la guerra di Corea e quegli stessi ambienti che erano stati tiepidi ed ostili nei confronti dell'adesione italiana al Patto Atlantico, scambiando Truman con Mac Arthur, denunciarono la politica «bellicistica» di Washington ed accusarono De Gasperi e Sforza di << oltranzismo atlantico», chiedendo una <<Piùelastica» politica estera da parte del Governo italiano. Si invocò l'esempio dell'Inghilterra, che svolgeva opera mediatrice avvalendosi anc!te di un operoso fiancheggiame11to da parte del Governo indiano; e si dimenticò, non solo che la Gran Bretagna mediava perchè aveva quel peso politico e quelle possibilità diplomatiche che le consentivano la mediazione (la quale era del resto accettata da Washington, nel quadro di una più o meno esplicita divisione dei compiti), ma anche e soprattutto che, mentre il Foreign Office lavorava alla pace, i soldati inglesi combattevano e morivano [6] BiblotecaGino Bianco

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