doveroso che sia sempre presente nell'animo e nei resoconti di chi scrive s11 quel processo: non fosse per altro che per illuminare i fatti stessi che vi debbono essere acclarati e giudicati. Perchè tanto tim.ore che di quella tragedia si risvegli qualche eco? Essa è pur quella da cui è uscito il presente Stato italiano; nè tutte morte devono essere le ragioni per cui vi fu un fascismo ed un antifascismo nel corso della nostra vita. Noi desideriamo ardentemente che i giudici di Padova riescano a dirci quali più grosse responsabilità individuali e quali responsabilità collettive dei comunisti si ebbero nella sparizione o spartizione del tesoro con cui l\1ussolini fuggiva; per quali motivi «Gianna» e «Neri» furon soppressi; se tradirono, o furono le povere vittime di una loro più sensibile coscienza, o di una loro tiepida adesione al marxismo-stalinismo. Lo desideriamo tanto, che nonostante tutto ne abbiamo ferma speranza. Ma questo ci avviene proprio perchè non riusciamo a guardare quegli eventi col gusto, che diremmo aleardiano, della rievocazione storica suggestiva. Consideriamo utili le verità, quali che siano, che risulteranno dal processo, solo perchè ci chiariscono aspetti di una realtà che ancora c'impegna; e la prima verità, se non rivelata, almeno confermata dalle risultanze processuali, a noi è parsa la seguente, piaccia o non piaccia al Roma, al Mattino e a tutto il resto della stampa romana: se dopo vi furono, forse, altri ladri e trafugatori, il prim,o ladro e trafugatore del tesoro dello Stato fu comunque l\tiussolini stesso. Ora tutto torna in alto mare, a causa del suicidio di uno dei giudici. Non entriamo nel merito di questo triste episodio, anche se non possiamo non dire che in linea dì massima concordiamo con l'Ansaldo almeno in questo: che i giudici i quali si tolgono la vita rappresentano casi di frane psicologiche che nulla hanno in comune con gli esempi della virtù civile, sono uomini da con1piangere, e anche da rispettare, non eroi da esaltare. Il rinvio del processo a nuovo ruolo comporterà nl1ove cospicue spese, ulteriori tendenziose polemiche, rinnovate valanghe di rivelazioni, altri testi e magari altri imputati. Nulla di tragico in ciò. L'interesse dell'opinione pubblica non sarà diverso da quello manifestatosi fiaccamente nei mesi scorsi. La giustizia seguirà il suo corso che è spesso impervio, sempre accidentato. Per l'osservatore del costume vi saranno però nu·ove prove del cieco, ottuso reazionarismo delle redazioni meridionali: per cui, di fronte alla Resiste11za, l'atteggiamento del Mattino, fiancheggiatore democristiano, è uguale a quello del Roma, organo personale di Lauro. Questo spiega perchè alle elezioni i brillanti, calibrati, documentati articoli dell'Ansaldo contro l'amministrazione e la consorteria del sindaco lasciano il tempo che trovano, mentre altri suoi articoli, su Dongo o su Predappio, producono sì copiosi effetti, dividendi elettorali che Lauro soltanto, oltre il l\tlSI, è in grado di incassare. NICOLA PIERRI [58] Bibloteca Gino Bianco
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