l'italiano medio, che eventualmente risultino dalle testimonianze: specie se riguardino le ultime ore di Mussolini e della povera Petacci. La più viva preoccupazione politica di questa stampa è sempre quella di non destare risentimenti e di accrescere nell'animo dei lettori l'impressione che quei tempi e casi orribili, cui pur bisogna per dovere d'ufficio riferirsi, siano ormai remoti. Anzi ì cronisti che hanno più nativa e robusta vocazione ad inchinarsi ai potenti poco manca che sciolgano un inno alla fratellanza cristiana, voluta e potenziata dall'alto, che ha permesso di superare - tranne pochi riottosi - i turpi odi di parte. A quella preoccupazione, poi, si aggiunge facilmente il gusto romantico delle rievocazioni di una tragedia erotico-politica ormai consacrata alla storia. Tra le esercitazioni letterarie più sobrie è questa che si è letta sul lV!attino dell'8 giugno scorso: « A parte i risultati che possono essere stati raggiunti, come si dice, ai fini di giustizia, l'impressione con cui rimane chi ha seguito l'escursione del giudice Ambrogi sulle rive del lago di Como è quella di un ritorno a tempi estremamente lontani. La visita del magistrato si è svolta nel più completo disinteresse della gente del paese. Quando le automobili che portavano il git1dice, gli avvocati e i giornalisti si sono fermate davanti al municipio di Dongo, la famosa piazza in cui dodici anni fa avvenne la fucilazione dei gerarchi era deserta. Alcuni giovanotti che stavano giocando al biliardo nella saletta dell'albergo Tre Pievi si sono affacciati alle finestre; ma, visto che erano arrivati quelli deil processo, si sono subito ritirati per riprendere la partita interrotta. E a fare gli onori di casa, per dovere del loro ufficio, sono rimasti soltanto il maresciallo dei Carabinieri e il signor Franco Mancini, sindaco democristiano del paese. Mentre il maresciallo guidava il magistrato alle abitazioni dei testimoni che dovevano essere interrogati, il sindaco ha intrattenuto i giornalisti. - Vi mostrerò - ha detto - tutto quello che ci è rimasto di quelle storiche giornate. - E guidati gli ospiti in una stanzetta al primo piano del municipio, ha estratto da un armadio pie110 di ferri vecchi una giubba militare stinta e un cappello borghese spiegazzato. Sono la giubba di Pavolini e il cappello di Bombacci che il messo comunale raccolse la sera del 28 aprile 1945 sul piccolo molo in riva al lago dopo la fucilazione dei gerarchi. Dal tabaccaio all'angolo i turisti di passaggio possono acquistare con trenta lire una cartolina-ricordo. I fatti di Dongo dell'aprile 1945, è stampato ... al centro del cartoncino. Intorno... sono disposte quattro vedute panoramiche della celebre piazza del paese e, con maggiore rilievo, una fotografia del letto in cui Mussolini e Claretta Petacci avrebbero trascorso la loro ultima notte ». Ora a noi pare che non a questo modo andrebbe trattato il processo. Lungi da noi l'idea che si debba ancora rimanere anchilosati nella rigida divisioi1e di fascisti ed antifascisti in tutti gli atti della vita del paese. La storia avanza, e il fascismo è nella situazione attuale poco più di un bersaglio polemico di co1nodo. Ma una severa e com1nossa rievocazione di quei tragici anni è pur [57] Bibloteca Gino Bianco
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