. ' GIORNALEA PIU VOCI Salvemini Quando Gaetano Salvemini era in vita, le sue opere, e le stesse vicende che lo ebbero a protagonista, sono state spesso interpretate tendenziosamente e più spesso altrettanto tendenziosamente ignorate dall'Italia ufficiale; e questo non solamente negli anni che avevano visto calare sul paese « la scure del fascismo », non solamente quando Salvemini fu privato perfino della cittadinanza italiana, e dovette assumere quella americana per riprendere ad Harward il magistero che non gli era più possibile esercitare a Firenze: ma anche prima e anche dopo. L'Italia ufficiale, la sua grande stampa che si chiama d'informazione ed è cosi male o poco informata, i suoi pubblicisti più spesso superficiali che autorevoli, i suoi rappresentanti più spesso indulgenti alle seduzioni del potere o della demagogia che consapevoli dei valori della politica e della cultura, gli stessi suoi partiti più spesso astrattame:ite elettoralistici o irrimediabilmente settari che concretamente riformisti e responsabilmente possibilisti, non potevano amare una cosi esemplare figura di « cittadino che protesta » quale fu incarnata da Gaetan·o Salvemini. Ma questi non fu soltanto il « cittadino che protesta »: definizione che già suona nel nostro paese come alta benemerenza, anche quando la protesta, nel vano tentativo di perforare le ovattate pareti del conformismo generale, non può diffondersi che flebile; e perfino quando, teso verso il suo obiettivo, l'impegno politico illuministico coglie solo uno dei termini di un complesso problema e adduce alla semplificazione polemica di quei giudizi che richiederebbero invece più ponderate valutazioni. Gaetano Salvemini fu anche un « maestro ». Una libera cattedra in un libero paese fu per lui una condizione di vita, la principale. E non è senza significato che quella stessa Italia ufficiale che si era sforzata di ignorare la sua vita non ha potuto confinare nella cronaca, o soffocare nel sile11zio, la sua morte: in occasione di questa, alle virtù del « maestro », alle vicende della sua vita, alle ·opere che gli sopravvivono, è stato dedicato un risalto che non traeva origine da un mutato atteggiamento, nè da una maturata esigenza di riparazione, ma proprio dalla [39] Bibloteca Gino Bianco
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