e decisione » a << Vero e fatto ». Abbiamo citato solo dieci, pur non scegliendoli a caso, dei ben settanta capitoli che compongono il volume, ma probabilmente essi basteranno a dare un'idea non pallida della stimolante ricchezza di interessi che ne è alimento costante. Quando avremo aggiunto poi che alcune delle pi11 dense pagine del libro sono dedicate alla discussione di opere e di idee di Caravaggio, Cimabue, Degas, Baudelaire, Bayle, Borghese, Conrad, Croce, D'Annun• zio, Fiedler, Flaubert, Flora, Goethe, Hawthorne, Hofmannstahl, Huysmans, Leibniz, Lessing, Renan, Vossler, Woelf• flin - per non citare che i maggiori o i più rilevanti - avremo detto certo più di quanto non sia necessario per invitare il lettore accorto a non lasciarsi sfuggire un volume che, oltretutto, è destinato a restare come documento insigne del livello a cui gli studi di estetica sono giun• ti in Italia. Ciò detto, invece di ricorrere al facile espediente di offrire una quanto si vo• glia interessante antologia dei giudizi e delle riflessioni del Nostro, cercheremo, secondo le nostre forze, di :h1ngere da discreti interlocutori nel dialogo ideale che il Ragghianti introduce in vari punti su questioni metodologiche e filosofiche: il che ci porterà altresì a disegnare un veloce profilo della sua singolare formazione di pensatore << irregolare». L'au• tore è stato persuaso dalla sua esperienza << che bene spesso la filosofia autentica, se per filosofia si intende la possibilità di una comprenione più aderente della realtà spirituale nelle sue manifestazioni, non si trova nei libri di filosofia, ma piuttosto nelle ricerche, nelle osservazioni e nelle riflessioni degli storici e dei critici »: il che è anche, nel miglior senso, crocia• namente ortodosso. Tuttavia ci sia concesso di aggiungere che in codesta proposizione potrebbe facilmente fuorviare la forma polemica, dalla quale, a prima vista, sembrerebbe possibile dedurre una sorta di condanna superficiale quanto assurda di tutto quanto i filosofi (s'intende, quelli degni del nome) hanno pensato nel secolare corso della storia del pensiero, col p·retesto che nè Aristotele, nè, poniamo, Kant o H,egel, erano degli sto, rici o dei critici. Dovrebb' esser chiaro invece che la proposizione vuol dire altro: rivendicare cioè il carattere particolare e concreto di ogni vero avanzamento filosofico, che nasce sempre da una ben individuata condizione storica, al di là del la quale v'è il nulla, e sia pure il nulla della Metafisica. Nè, d'altra parte, l'an-· damento volutamente rapsodico del libro del Ragghianti deve autorizzarci ad interpretare la sua apologia delle << ricerche, delle osservazioni o delle riflessioni > come rifiuto della sistematicità che è alla base di ogni serio filosofare; altrimenti qualsiasi ricerca, osservazione o riflessione perde significato e forza persuasiva o suggestiva. E qui il discorso tocca da vicino, vorremmo dire, noi stessi o meglio quanti hanno giustamente insistito sul valore essenzialmente metodologico dello storicismo, polemizzando senza tregua contro le interpretazioni << sistematiche » che di esso in grande abbondanza si sono tentate: tuttavia occorre avvertire che metodologia in senso crociano non significa affatto rifiuto dell'impegno morale e teorico di una recisa Weltanschauung, la quale, se storicamente condizionata e concepì- [126] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==