In certo senso le preoccupazioni di questa sinistra radicale erano assai simili (per paradossale che ciò possa sembrare) a quelle dei gruppi moderati del centro-destra, degli indipendenti e contadini, che si erano bensì rotti nell'urto Laniel-Pinay, ma che in Pinay riconoscevano il loro più genuino capo. Ora Pinay era stato il Presidente del Consiglio che aveva firmato il trattato della C.E.D., ma era avverso nel suo intimo ad una più ampia integrazione europea; proprio come il partito dei contadini, che appunto nel novembre '53 aveva tenuto il suo congresso, aveva affermato che se la conferenza di Berlino fosse fallita, si sarebbe dovuti tornare al1' esercito integrato come alla soluzione più idonea per evitare un incontrollato riarmo della Germania, ma era ass.ai poco disposto a sacrificare il protezionismo sull'altare dell'unificazione europea. I moderati erano, dunque, favorevoli alla C.E.D. e .alla politica di integrazione; ma a patto che il processo si fermasse agli eserciti, a patto che la politica estera abbandonasse le audacie avveniristiche. I << mendesiani >> non volevano un •processopiù rapido e più comprensivo di unificazione poichè volevano tener fuori l'economia francese che essi volevano costruire dal profondo. I moderati si trovavano d'accordo 11elfine ma non nelle ragioni, perchè volevano conservare le vecchie strutture economiche parassitarie nelle quali il paese vivacchiava, ma nelle quali le concentrazioni di interessi prosperavano, e perciò er.ano disposti a sacrificare all'europeismo dei cattolici la loro tentazione nazionalistica pur ehè fosse rispettata la loro vocazione conservatrice. E in certo senso la successione di Bidault a Robert Schuman, alla direzione della politica estera francese, il ritorno al potere cioè di un europeista meno intrepido, o come si diceva più << re.alista >>, era garanzia di questo tacito accordo. Da questi sommari accenni si può intendere quanto contraddittoria fosse la situazione francese e come impotente o incapace di risoluzioni tempestive il governo, e quanto divisa la maggioranza che la sosteneva: perché accanto ai gollisti che rodevano il freno della disciplina governativa ed erano risoluti avversari della politica europea del Ministro degli Esteri sedevano i radicali divisi nel modo che si è visto; accanto ai moderati che accettavano entro certi limiti ben definiti quella politica sedevano i cattolici che la dividevano interamente e perfi110, in qualche caso, la trovavano troppo timida. E all'opposizione si trovavano dei radicali e dei socialisti, del cui anticomunismo non si poteva dubitare, pronti ad apparentarsi nel voto coi comunisti, e insieme .altri socialisti che nel pro- [118] Bibloteca Gino Bianco
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