sottolineare il ruolo che nelle future assise internazionali doveva essere riserbato alla Repubblica Popolare di Cina. Er~ appunto la evidente necessità di ammettere anche quest'ultima alla nuova conferenza a provocare la reazione pronta e neglativa del Segretario di Stato americano: il popolo degli Stati Uniti, che aveva sopportato il maggiore peso in perdite di vite umane e di ricchezze nel conflitto coreano, non poteva considerare con molto entusiasmo l'idea che i suoi rappresentanti sedessero allo stesso tavolo coi rappresentanti di quella Cina che aveva le maggiori responsabilità negli avvenimenti di Corea. Accanto a questo motivo moralistico (di quel moralismo che la democrazia americana porta sovente nei dibattiti di politica estera) era nei respons~bili dell'Amministrazione repubblicana la preoccupazione che il desiderio francese di giungere ad una soluzione pacifica col conflitto indocinese, o almeno ad una tregua temporanea, potesse offrire alla Russia l'occasione di proporre un mercanteggiamento intercontinentale, nel quale una certa politica comune degli alleati occidentali in Europa fosse dalla Francia sacrificata. Che nella mente di qualche uomo politico e di qualche pubblicista francese fosse questa idea è un fatto innegabile: poichè quella che metaforicamente si è chiamata la « politica comune degli alleati occidentali in Europa>> e cioè la C.E.D. era assai discussa in Francia, niente di più naturale che a qualche avversario dell' esercito integrato sembrasse meravigliosa la prospettiva di dar via l' aborrit~ integrazione e cl' averne in cambio addirittura la tregua in Asia. Vi fu perfino qualcuno che, con molta solennità e altrettanta superficialità o ignoranza delle diverse situazio11i, richiamò il precedente della Grecia e il brutale abbandono dei combattenti comunisti greci d.a parte dell'Unione Sovietica. Il gover110 di Parigi, era, pero, assai più realista, e Bidault non perse tempo a ribadire con vigore che egli si sarebbe risolutamente rifiutato ad ogni impostazione che tendesse ad intrecciare i problemi europei a quelli asiatici, che avrebbe respinto ogni compromesso intercontinentale e con ciò stesso provvide a rassicurare Washington e ad eliminare la più seria inquietudine del Dipartimento di Stato. Fu ad ogni modo un successo della diplomazia francese (brillantemente secondata dagli in.a glesi) l'aver vinto ogni esitazione americana e l'aver ottenuto a Berlino la convocazione di una conferenza delle quattro grandi potenze e dei paesi asiatici direttamente interessati ;i discutere le questioni della pace coreana e della guerra nel Sud-Est asiatico. Su uno dei problemi [111] Bibloteca Gino Bianco
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