proprio paese. Tanto vero che le medesime, o quasi, espressioni ed intenzioni che avevano suscitato perplessità e avversioni quando erano state manifestate da Mendès-Fra11ce, furono poi accettate quando furono annunciate da Laniel, il cui conservatorismo sembrava dovesse dare se non altro qualche garanzia di moderazione. E quelle medesime dichiarazioni d'intenzioni Laniel aveva più volte ripetuto poi e il suo ministro degli Esteri le ,aveva fatte proprie, forse insistendo più che non facesse il Presidente del Consiglio sulle condizioni di una tregua eventuale, sia che in questa materia egli fosse ancor più conservatore, sia che avvertisse meglio, come sembra più probabile, le difficoltà e le i1nplicazioni internazionali del problema. Comunque il governo e la sua maggioranza sentivano come il paese, ,sia pure ciascuno con sfumature diverse e con maggiore o mi11ore risoluzione e senso delle responsabilità, che la questione doveva essere regolata entro il più breve tempo possibile; e allo stesso modo sentivano anche gli avversari del governo, vuoi che coi comunisti trovassero nel conflitto il più clamoroso pretesto della loro polemica contro il regime, vuoi che coi socialisti facessero della soluzione del problema addirittura una questione di civiltà, vuoi che con Mendès-France trovassero nell'Indocina una sor~a di << delenda Cartago » alla rovescia e vedessero nella tregua (e questo per la verità con troppo ottimismo) una condizione indispensabile e pregiudi~iale alla ricostruzione economica. Tale era, dunque, lo stato d'animo dei dirigenti responsabili come dei cittadini sulla fine del genl\aio 1954, quando si aprì a Berlino la con~· ferenza dei Ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Unione Sovietica. Il governo francese aveva intenzione - e l'aveva anche annunciato pubblic,amente - di servirsi di questo incontro, nel quale si doveva discutere inna11zi tutto degli affari europei, per lanciare l'idea di un'altra conferenza che si occupasse degli affari asiatici, ossia della possibilità di dare assetto definitivo al problema coreano e soprattutto di avviare un armistizio in Indocina. E infatti, fin dalla prima seduta del 25 gennaio, Bidault, nel discorso inaugurale, pur insistendo sull'opportunità di tenere separate le questioni asiatiche da quell'e europee, dichiarava che il suo governo avrebbe considerato ass,ai favorevolmente le prospettive di una conferenza che si ponesse l'obiettivo di una riduzione della tensione in Estremo Oriente; al quale discorso il Ministro degli Esteri sovietico Molotov faceva subito buona accoglienza, non tralasciando di [110] Bibloteca Gino Bianco
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