mostrata nei confronti di 0-Ci-Min. In realtà la cosa non era irragione~ vole ed ingiustificata come sembra, poichè le medesime concessioni che si sono dette fatte ai leaders comunisti o nazional-comunisti, che avevano ' dietro di loro una forza effettiva di opinione e anche di organizzazio11e, avrebbero portato inevitabilmente ad una partenza rapidissima dei francesi dall'Indocina; 111entref:itte ,ad un imperatore che doveva essere, nelìe intenzioni di chi aveva escogitato la manovra, l'uomo di paglia dell'amministrazione sarebbero state soltanto un modo di lusingare i nazionalisti senza concedere nulla di effettivo e avrebbero consentito intanto una presenza francese coperta da un governo locale. Era tuttavia una trovata di un machiavellismo piuttosto facile, assolutamente inadatta ai tempi calamitosi che viviamo: i responsabili di Parigi e i loro rappresentanti in Indocina dimostravano di non aver ancora compreso quel che era accaduto in Estremo Oriente tra il '40 e il '45, tra la sconfitta della Francia e quella del Giappone: la guerra e le effimere vittorie giapponesi avevano d'un sol colpo tolto la vernice di compostezza e di tranquilla immobilità e scoperto un mondo in fermento nel quale le aspirazioni nazionali si sommavano alle più elementari rivendicazioni economiche-sociali, sì cl1e ciascuna di esse traeva forza dall'altra ed entrambe avevano una inimmaginabile potenza esplosiva. Su una tale scena Bao Dai avrebbe di necessità fatto la figura di fantoccio, oppure per sottrarre acqua al mulino dei comunisti avrebbe dovuto non solo ottenere più di quanto avessero chiesto questi ultimi, ma anche mostrarsi più puntiglioso ed oltranzista nelle rivendicazioni magari formali del nazionalismo. E in effetti il Viet-Nam, pur essendo obbligato a certi comportamenti per la presenza del corpo di spedizione francese, non aveva mai cessato di proclamare, per bocca dei suoi uomini politici, c~e· lo <<straniero» dovev,a abbandonare per sempre~ una volta terminata la guerra, il sacro suolo della patria; ed i francesi stessi per evitare l'accusa di colonialismo e per togliere di mano ai comunisti questa poderosa arma polemica dovevano anche solo a parole convenire su tali proposizioni e proclamare il loro più assoluto disinteresse. In concreto, poi, i vari governi, impacciati dalla guerra e dalla pressione degli interessi francesi, non avevano potuto svolgere (posto che ne avessero avuta l'intenzione) nessun,a politica suscettibile di guadagnare loro l'opinio11e indocinese; e dal suo canto Bao Dai s'era indotto a tessere, con pazienza e sottigliezza orientali, la trama di una politica personale assai sottile cl1e [108] BiblotecaGino Bianco
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