te del Profeta. Parigi era sottoposta alle pressioni congiunte dei coloni e dell'amministrazione, che il più sovente allineava la sua politica sui desideri dei primi: il Residente Generale, Labonne, era stato ;inni prima revocato ·perché troppo liberale e sostituito dal generale J uin - uomo, secondo dicevano le richieste, risoluto a far valere l'argomento della forza - appunto per le pressioni dei coloni; e i rappresen~anti di questi non avevano esitato a far risuonare nel Parlamento la minaccia di una federazione di tutti i francesi dell'Africa del Nord, min.accia nella quale si nascondeva (o avrebbe ·dovuto nascondersi nell'intenzione di chi la pronunciava) un assurdo ricatto separatistico. Si comprende facilmente come questa aggressività peggiorasse invece di migliorare la situazione: più il Juin era brusco nei discorsi o nelle reprimende, più egli o il suo successore davano ordini al Palazzo Imperiale, più Sidi Mohammed diveniva una sorta di eroe delle libertà marocchine: singolare destino di un sovrano assoluto! Certamente anche il Sultano aveva commesso gravi errori: più gravi di tutti il discorso di Tangeri del 1947, chiara apertura verso la Lega Ar,aba e inespressa denuncia del vincolo che legava il Marocco alla Francia; anche i nazionalisti avevano tenuto una politica non sempre coerente ed intelligente, troppo spesso proclive alle forzature massimalistiche, molto meno perspicace, ad esempio, di quella del Neo-Destour tunisino. Pure, osservatori imparziali ed uomini politici responsabili concordi erano nel riconoscere, fino alla crisi dell'agosto, che permanevano le possibilità di una sollecita soluzione del problema. Ma gli alti funzionari dell'Amministrazione e i più autorevoli coloni ragionarono in modo assai diverso, con uno sciagurato semplicismo: poiché il Sultano era diventato l'uomo dell'opinione nazionalista, occorreva innanzi tutto liberarsi del Sultano. Così il maresciallo Juin pronunciava· nel maggio 1953 un'allocuzione innanzi a centomila berberi - più o meno spontaneamente riuniti -, la cui sostanziale intenzione er.a di mettere i capi del Sud contro il loro legittimo sovrano; così alla fine di maggio duecentosettanta tra pascia e cazds firmavano una petizione che chiedeva la deposizione del Sultano: el Glaoui, pascià di stretta obbedienza francese, dirigeva le operazioni. Fi~almente nell'agosto, con nuove petizioni di capi indigeni, con mobilitazioni di cavalieri berberi, el Glaoui, sostenuto da un leader reÌigioso, el Kittani, procedeva alla designazione di [99] Bibloteca Gino Bianco
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