Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

quella data erano in diminuzione anche gli addetti ai traSporti e alle comunicazioni, mentre apparivano in aumento gli occupati nelle altre attività • • terz1ar1e. Il moderato sviluppo (non sotto l'aspetto tecnico o della produttività, ma come capacità di creazione di nuovi posti di lavoro) delle attività non agricole ~ppare anche dalla circostanza che la pop-olazione del capoluogo, cioè del maggior centro industriale e commerciale, in 15 anni è aumentata solo del 4 per cento. Degli altri centri industriali della provincia, Novi Ligure ha avuto un aumento di popolazione del 5 per cento, Casale Monferrato ha una situazione demografica ferma; Tortona, invece, ha avuto un incremento di popolazione superiore al 15 per cento. Anche due centri minori, Valenza e Arquata Scrivia, grazie ad una fortunata combinazione di attività industriali e artigiane, hanno goduto negli ultimi lustri di una discreta espansione economica, che ha richiamato naturalmente una certa corrente • • • 1mm1grator1a. L'emigrazione rurale aless,andrina è stata quindi costretta ad orientarsi, in gran parte, verso città di altre provincie e regioni, ma soprattutto verso Milano, Torino e Genova. Quest'esodo ha le sue cause specifiche nella situazione in cui versa ormai da tempo la viticoltura, che è la principale attività agricola delle colline del Monferrato (e, più in generale, della collina piemontese, giacchè ben 160.000 ettari, divisi tra un gran numero di aziende, soprattutto piccole e piccolissime, sono coltivati attu,almente a vite). La crisi dell'agricoltura collinare piemontese ha avuto forse il più solenne rico. noscimento in un convegno che ebbe luogo nel Monferrato, nel 1955, e al quale parteciparono numerose autorità nazionali e locali, e i rappresentanti di tutte le •categorie e le zone interessate: convegno dal quale è partita l'idea di un << piano per la rinascita della collina piemontese », ,cui la stampa regionale diede allora grande risalto. Ci fu un sostanziale accordo nel ritenere che la riorganizzazione poderale, l'irrigazione, la meccanizzazione, la cooperazione dovessero essere le linee maestre di un new deal dell'agricoltura collinare. Si parlò naturalmente anche dell'esodo rurale, che parecchi dissero di reputare fatale e inarrestabile: non si affermò ~ chiare lettere che quest'esodo dovrebbe anzi permettere un più gagliardo slancio per un ulteriore sviluppo dell'economia collinare; ma ciò, in definitiva, era implicito nelle cose stesse, ancorchè gli intervenuti non lo avvertissero o non volessero ammetter lo. [81] Bibloteca Gino Bianco

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