Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

te felice, oggi in parte è cambiata. Con un'industria tessile giunta al punto di saturazione, e avviata a trasformazioni tecniche che tendono a far gradatamente din1inuire il fabbisogno di mano d' oper1a,le possibilità di assorbimento in loco delle nuove leve di valligiani decisi a lasciar la montagna sono considerevolmente scemate. La zona nel complesso è in sviluppo, e forse migliori opportunità si presentano nel settore delle attività cosiddette terziarie. D'altronde l'emigrazione all'estero, anche se ridotta a piccole proporzioni, non si è mai arrestata del tutto, e non è quindi da escludere che, in caso di 'crescenti difficoltà, si riproducano, agevolate dall'esperienza, le ampie correnti di espatrio che il Biellese conobbe in passato. La situa~ione di questa zona è dunque, se non ideale, certamente tra le meno sconfortanti di tutto il Paese: come sta a dimostrare anche il • cospicuo assorbimento di immigrati meridionali e veneti, prevalentemente come manovalanza, avvenuto negli t1ltimi decenni. Fenomeno che è stato sino ad ora felicemente assimilato dall'economia locale. Se l'esodo dei montanari biellesi, come mostra il caso esaminato, ha caratteristiche un po' particolari, quello dei valligiani della vicina Valsesia presenta quasi tutti i tratti classici dello spopolamento delle zone depresse. La Valsesia, un tempo rinomata per un suo artigianato assai ingegnoso e vario, ha tre centri industriali ~ Varallo, Borgosesia e Serravalle - di una certa importanza; il resto del territorio ha una tipica agricoltura alpina. Anche qui l'emigrazione rurale fu agli inizi prevalentemente stagionale, méte preferite la Francia e la Svizzera. Con il moltiplicarsi delle manifatture r1ella bassa e media valle, nel Biellese, e in diverse località del-- 1' attuale provincia di Novara, il crescente divario nel tenore di vita spinse aliquote sempre più cospique di popolazione montanara ad abbandonare definitivamente i propri villaggi. Un caso che può essere considerato tipico dell'esodo valsesiano è quello dell'alta valle del Mastallone, sul quale fornisce i dati essenziali una recente pubblicazione della Camera di commercio di Vercelli. La sua popolazione ammontava nel 1881 a 4.867 unità: nel 1951 era calata a 2.499 unità, e la stessa fonte avverte che da allora lo sfollamento è ,continuato, ,anche se non è ancora possibile esprimerne in cifre l'entità. Oltre il 90 per cento degli emigrati ha definitivamente lasciato la valle solo dopo il 1911. Sempre nel 19S1 un quarto delle famiglie rimaste risultava composto 1_771 Bibloteca Gino Bianco

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