Naturalmente, giova appena aggiungere che di quei commenti non ci hanno certo provocato sorpresa quelli più o meno dettati dagli interessi pre- . dominanti nella Confindustria: già al congresso di Sorrento e all'assemblea generale della Confindustria er~ affiorato un eloquente atteggiamento antimeridionalistico che voleva l'impegno dello Stato nel Sud limitato alla preindustrializzazione ·e si spingeva fino alla negazione delle convenienze e delle possibilità di una effettiva industrializzazione. Basterà qui ricordare la polemica che, contro la linea ufficiale della Confindustiria, impegnò l'anno scorso, a . nome degli industriali siciliani, l'ing. Lacavera e quella che dopo il convegno di Sorrento ef>be pet protagonista meridionalistico il prof. Saraceno, aspra-- 1nente attaccato da 24 Ore. Si deve dire però che ci ha sorpreso il fatto che oggi alla stessa polemica sia stato costretto il nostro Giovanni Cervigni, per replicare, in una lettera al Mondo, a un articolo che Il Mondo aveva ospitato, di Giacomo Terracina, e che si spingeva anch'esso fino a mettere fortemente in dubl;lio convenienze e possibilità dell'industrializzazione. Poco vi è da aggiungere agli argomenti con cui Cervigni ha confutato i « sani princìpi » di Terracina. Questi, replicando a sua volta alla « lettera scarlatta » di Cervigr1i, ha ribadito il suo giudizio tutto fondato sulla presunzione che « la Legge per il Meridione farà aumentare il numero delle industrie 1 statali traballanti ». Ma perchè, è lecito domandarsi, gli investimenti dell'IRI e dell'ENI localizzati nel Sud devono dar luogo necessariamente a imprese « parassitarie >>, o per lo meno « traballanti »? Crediamo di aver illustrato esaurientemente più volte che vi sono oggi ampie possibilità di localizzazioni industriali nel Sud, tutt'altro che parassitarie; che anzi, tenuto conto della realtà. attuale del mercato del lavoro, dei trasporti, delle tecniche, siano aumentate le convenienze a localizzare nuovi investimenti e industrie nuove nel I Sud, al tempo stesso che si sono attenuate o sono scomparse talune ragioni che una volta condizionavano la localizzazione degli investimenti industriali, accentrandoli nel Nord e dirottandoli dal Sud. Spesso oggi sono proprio i « sani .princìpi » che suggeriscon.o la localizzazione nel Sud degli investimenti industriali. Ci basti ricordare ancora una volta che nel più recente rapporto , dell'OECE, « Europa 1960 », si legge che conviene « favorire l'impianto· di nuove fabbriche in quelle regioni nelle quali la popolazione agricola è in eccedenza», perchè, « fra gli altri vantaggi accessori, una politica del genere attenuerebbe le difficoltà di alloggio che sovente ostacolano la mobilità della 1nanodopera ». Questo non vuol dire naturalmente che noi si sia per l'indu-- l strializzazione come alternativa all'emigrazione: abbiamo sempre sostenuto che ci vuole l'una e l'altra, soluzioni complementari e ·non alternative; e rite-- 11iamo che l'emigrazione· sia anch'essa uno strumento di preindustrializzazio-- 11e,nella misura in cui, favorendo l'esodo rurale, assicura maggiori margini di produttività agricola e quindi, nè più nè meno della bonifica, per esempio, maggiori convenienze per gli investimenti industriali nel quadro di una realtà [52] Bibloteca Gino Bianco
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