Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

zioni, di responsabilità cui non devono sottrarsi. La crisi, di certo, non sarebbe tale se non contenesse in sè elementi di confusione e d'incertezza. È indubbio che siamo di fronte ad una crisi morale che merita rispetto, alla crisi culturale di non pochi intellettuali. Ma fino a che punto essa si trasforma in crisi politica del P.C.I.? La stessa indagine di La Malfa, che pur non pecca di reticenze dal momento che afferma la « nullificazione ideologica e politica del Partito Comunista in Italia», ,avverte la differenza che corre tra un numero pur rilevante di crisi individuali ed un nuovo assetto delle forze .politiche. Non che le crisi individuali non possano produrre conseguenze politiche; ma è certo prematuro pretendere di misurarne e l'estensione e tutte le implicazioni possibili. Cos1,se risponde a verità il fatto che Corrispondenza socialista perviene ~ a centomila iscritti del P.C.I., gli effetti di questa azione, che rispecchia il modo particolare in cui il suo fondatore abbandonò il Partito Comunista, potranno essere misurati solo .a scadenza abbastanza lunga. D'altro canto, l:1 sorte di Giolitti era legata non soltanto al chiarimento delle sue tesi, che già possono spiegare una non trascurabile influenza su quei comunisti che vivono la crisi senza trovarne chiare le ragioni, oppressi da un',abitudine cl1e preclude ogni via d'uscita; ma altres1 alla sua capacità di reazione alla tattica degli organi del partito. La quale sembrav.a mirasse ad isolarlo alla base e a screditarlo al vertice; mentre una çauta circolazione interna dei suoi atteggiamenti più accettabili avrebbe finito col priv.arli, agli occhi del militante, di ogni rivoluzionaria originalità. Bene ha fatto allora Giolitti a ron1- , pere gli indugi e le sue dimissioni hanno segnato un primo dato positivo di quella sua capacità di reazione alla tattica del partito di cui si diceva. Intanto la posizione di Onofri è già da ora articolata in uno strumento concreto, la rivista Tempi mo,derni fondata con Cesarini Sforza. I temi di discussione proposti sono tanto a1:11pqiua11togenerici; la stessa prospettiva d'indagine, che dovrebbe essere quella fabiana, da una parte è resa evanescente da una certa troppo disinvolta dispor1ibilità in più di una direzione, dall'altra è negata, con l'assegnazione aprioristica di obiettivi condizionanti, quale quello della fascia neutrale. Ma non è dubbia l'utilità del ten~ativo e la necessità di seguirlo con la più attenta vigilanza. Purchè non si tratti soltanto di attendere. [50] Bibloteca Gino Bianco

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