Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

nelle tesi introduttive alla nuova rivista Tempi moderni elaborate insieme a Marco Cesarini Sforza, al << distacco della società civile dalla società politica»). L,a rappresentazione che Onofri ci dà di questo distacco sarà cronachi-- sticamente vera, ma non per questo meno ingenua; e non soltanto per il limite romantico della sua scrittura. La contrapposizione al partito d.el suo gruppo dirigente può trovare una giustificazione in molteplici esperienze ed insorgere più vivamente in presenza di individualità particolari, ma la sua spiegazione va, come sempre, oltre la semplice verifica dei fatti. << Forse non esiste in essa (nella fede marxista) una distinzione, ,analoga a quella che esiste per ogni al~ra fede, tra filosofia o i,deologia dei " semplici " e filosofia dei dirigenti? Forse la stessa filosofia di Gramsci non è essa stessa una prova e (aggiungeremo) un fattore di questo distacco? >> La risposta a questi interrogativi di Garosci non può essere dubbia. Il partito comunista, dunque, non tollera i distinguo che i vari critici vorrebbero imporgli; cosi che tutte le affermazioni che siamo andati esaminando, oltre le ambiguità, le inesattezze, le contraddizioni, hanno senso solo quando significhino un rifiuto del partito stesso. Altrimenti, come Gramsci, bisogna rimanere fino in fondo nel partito malgrado ogni riluttanza. « Come per la chiesa, competente a decidere delle eresie è senz'altro l'istanza disciplinare, non altra» (G,arosci). Rimane aperto, comunqu.e, il problema politico dei rapporti tra partito e classe operaia. Ad esso Onofri dedica pagine ass.ai interessanti (esaminando il modo in cui il partito sopraffà il sindacato, sottraendo al tempo stesso all'operaio le sue competenze politich-e, tanto da trasformarsi in << organismo a cui la classe operaia abbia delegato una volta per tutte di occuparsi di politica >>, da « parte più avanzata e coerente della classe operaia_>> che doveva essere. Non si va ancora oltre una impostazione problematica: ma i dati ci sono tutti, e p·osti chiaramente. Molto più deboli sono, invece, gli svolgimenti teorici cui Onofri ambisce. Sembrerebbeche la sua esperienzaumana, già capacedi produrre sul piano più congeniale, non si sia del tutto decantata, nè sia stata sufficientemente arricchita, attrav-erso la ricerca. Poichè, sul piano del metodo, il suo contributo « di teoria dello Stato » non riesce più interessante di quello, poniamo, di un Gerratana: se gli interessi sono diversi, ed opposti i risultati cui si vuole giungere, la via seguita passa attraverso la medesima ·esegesi approssimativa, [48] Bibloteca Gino Bianco

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