provoc_ato un turbamento grave nella coscienza morale » : se è possibile segnar loro una data, non si può circoscriverli in una occasione. Certo, i processi della coscienza sfuggono alla comprensione dogmatica: ed a chi si crede au dessous de la melée non può chiedersi nè umiltà, nè intelligenza. Il valore documentario del libro pubblicp.to da Fabrizio Onofri dopo la sua espulsione dal P.C.I., è senz'altro notevole. In Classe operaia e partito (Bari, Laterza 1957) è ricostruita la lunga vicenda di questo « rivoluzionario professio~ale », non solo a mezzo cl.ellanarrazione diretta, ma anche attraverso un ampio corredo di scritti passati, editi ed inediti. La qualifica che Onofri stesso si attribuisce - « rivoluzionario professionale>>- chiarisce immediatamente a quale esperienza sia lega~a la sua formazione; ed in lui vi è l'orgoglio d'essere andato << alla scuola della classe oper,aia >>,la determinante considerazion-e della sua attività di organizzatore sindacale. Come tale avemmo occasione di conoscerlo; e, già in passato, la sua azione non fu disgiunta dalla riflessione sui problemi che quotidianamente gli si proponevano a Cp.Usadi ,essa. Le sue considerazioni sulla crisi della C.G.I.L. (ad esempio, all'indomani della prima grande scon·fitta nelle elezioni interne della F.I.A.T.) trovarono nel P.C.I. parecchi che le condividessero, ed un notevole rilievo fu ad esse dato da Il Contemporaneo. La coscienza della necessità di tener conto del mutare delle condizioni del processo produttivo, per adeguare ad esso l'azione della classe op,eraia, è tratto che ,avvicina il suo contributo a quello del Giolitti; non è inutile ricordare che essi collaborarono in una analisi dei reali rapporti produttivi e di lavoro esistenti nell'industria italiana più avanzata. Ma ben diverse sono le .prospettive che ne derivano. Giolitti centra le sue considerazioni sul modo in cui la classe operaia deve << riconoscere la propr~a funzione di forza produttiva ed identificarsi, come tale, con il progresso tecnico », per « esercitare la sua funzione politica di classe dirigente nei confronti delle forze produttive e dei rapporti di produzione}>. Onofri, dal canto suo, ritrova nella sua esperienza di base le ragioni per affermare che le sconfitte sind,acali - e, in generale, il fallimento di una intera azione - si spiegano con il progressivo distacco del gruppo dirigente del partito dalla _base operaia (più avanti questa distinzione sarà ampliata in quella tr,a << partito di fatto >>e « partito .ideologico » ; per essere infine ricondotta, [47] Bibloteca Gino Bianco I
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