Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

l Eretici comunisti o socialisti liberali? di Stefano Rodotà Una ambiguità fond,amentale pare presiedere a tutte le posizioni critiche che numerosi intellettuali comunisti sono venuti assumendo dal rapporto Krusciov in poi, ed è forse il più insistito residuo di quella doppiezza che, non da ieri, è stata caratteristica della politica del Partito Comunista Italiano. Dagli avvenimenti dell'ultimo anno, infatti, è scaturita per questi intellettuali una civile esigenza di libertà, ed una revisione di atteggiamenti nella quale non è difficile scorgere una adesione incondizionata proprio a quei valori liberali che essi medesimi considerarono destinati a permanere soltanto come parte della concezione comunista, senza possibilità di signific,ato autonomo. Ma è appunto da questo mutato sentire che deriva una contraddittorietà non eliminabile con alcune ripetute affermazioni di fede comunista che si ritrovano nei contributi pubblic.ati da più d'uno di questi intellettuali, non solo a testimoniare della profondità della crisi, ma per dare una efficace prospettiva politica al nuovo atteggiamento. E' molto suggestiva, per il vigore con cui è espressa e per il valore polemico, ma è poco significante, l'affermazione di Onofri: << Non sono fuori e contro il socialismo e il movimento operaio. Sono contro il gruppo dirigente attuale del ,partito comunista, contro la sua politica, la sua mentalità, i suoi metodi>>. In effetti, la distinzione prospettata è artificiosa, poichè postula una naturale vocazione democratica dei partiti comunisti e ritrova esclusivamente nella dispo• sizione totalitaria di individui e di gruppi dirigenti le ragioni della vicenda antidemocratica che ha tante volte percorso il movimento comunista:: con una i11terpretazionedi cui non si è mancato di rilevare la fragilità, proprio in òccasione della dèhuncia kruscioviana. [39] Bibloteca Gino Bianco

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