<< vite di avventure, di fede e di passione » che sono L'emiro di Vo/terra e Un poco d'amore. Strana e quasi incredibile storia, la prima, di un volterrano che, commerciando in alabastro, finì per essere nominato emiro del Nepal; commossa rievocazione, la seconda, di quella che è stata una deHe più generose utopie del nostro tempo: Nomadelfìa di don Zeno Saltini. Ma il nucleo essenziale del libro è costituito dai vari << pezzi » su Roma. Dal punto di vista del costume, la Capitale è stata, in questi ultimi tempi, continuamente di scena. Moravia, Brancati, Palazzeschi, e poi la schiera dei caustici descrittori del1' << Italia minore », il romanesco assurto a lingua ufficiale del nostro cinema, e infine, recentemente, l'inchiesta condotta da un noto settimanale sui sentimenti degli italiani nei confronti della loro Capitale: nomi e fatti che, ricordati qui alla rinfusa, ci richiamano i tanti aspetti di Roma che sono stati colti e analizzati da tante diverse prospettive. Alvaro si inserisce in questo sforzo di disegnare dal vivo la realtà di questo sommo tra i misteri italiani. Sono, talvolta, scarne definizioni: << Questa capitale di una nazione povera odia e condanna la modestia » (p. 8); << I suoi avvenimenti sono di ordine meteorologico. Il clima è la sua civiltà» (p. 9); << La città dove si può perdere tutto il proprio tempo e la propria vita senza accorgersene » (p. 25). O sono suggestive visioni <ii ciò che resta ancora della vecchia Roma: Trinità dei Monti ebbe raramente un interprete così felice della s·ua vita segreta. Ma ancora una volta non è qui il migliore e più autentico Alvaro; è in quei casi umani, scelti fra i tanti che la cronaca quotidiana ci porge, e ai quali lo scrittore ha il potere di prestare un significato non provvisorio: realtà-campioni della più grossa tra le tante incredibili contraddizioni di questa << capitale da fare >>. Ad Alvaro Roma appare stretta d'assedio dai << trecentocinquantamila reietti » delle sue borgate; e se all'interno della cerchia muraria i simulacri della potenza e della bellezza sembrano essere le sole divinità di un restaurato Oli•mpo pagano, al di fuori la vita è ricondotta ad un livello inferiore, a quello del più diseredato Mezzogiorno. E' su questa seconda realtà che Alvaro si ferma con la più scoperta emozione. Intorno a qualche episodio egli riesce a costruire un'atmosfera di lucido raccapriccio: << Fu tolta la benda al bambino. Sotto la benda, sull'orbita, era applicato un guscio di noce, e . dentro, un ragno prigioniero tormentava l'occhio del piccino » (p. 73): era un bambino che un mendi .. cante conduceva con sè per commuovere i passanti. Gli spunti più var1 e dispersi, le occasioni più eterogenee (che in più di un punto ci sono sembrate inadeguate a costruire un libro), vetusti monumenti, barbariche << sistemazioni » urbanistiche, pietà e ferocia umana, preziose immagini di bellezza e cupi ritratti del dolore umano: è questo il sommario dell'ultima prova di Alvaro che continua la sua faticosa ricerca dei << segni del tempo». ANTONIO p ALERMO Dir. Resp.: F. Compagna • Segr.s Redaz.: R. Cappa • Stampa: Archetipografia di Milano S.p.a • .. Viale Umbria, 54 Spedizione in abbonamento postale, Groppo m • Pubblicazione autorizzata • Printed in Italy • Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica riservati • I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. Bibloteca Gi.noBianco
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