tenzione assai pii1 ampia di quella che ad esso è stata dedicata dalla stampa italiana, le cui << distrazioni », rispetto alle CoRRADO ALVARO: Roma vestita di nuovo, Bompiani, Milano, 1957. E' la prima delle opere postume di C. Alvaro; altre seguiranno, come annuncia il piano dell'editore, e fra queste due romanzi, a testimoniare di Al varo scrittore nel pieno della sua maturità, a rinno-yare, insieme, il dolore per una troppo impreveduta fine. Ma l'omaggio, che più egli gradirebbe, è di parlare di questa tra le ultime sue fatiche come se nulla nel frattempo fosse accaduto. Era troppo sobrio per amare i compianti. Ci troviamo di fronte con questa Roma vestita di nuovo all'Alvaro saggista, non al . narratore, E, per quanto proprio a noi accadde di sostenere la profonda unità che lega questi due aspetti della personalitJ. dello scrittore, nella sua raggiunta matu• rità, non pensiamo di contraddirci, conti- - nuando a distinguerli, ma solo di usare in modo legittimo dei termini atti a individuare immediatamente il tono di un discorso. Saggista e non narratore, cioè più raziocinio che fantasia; oppure, meglio, la seconda in funzione del primo. E si tratta, naturalmente per Alvaro, di un raziocinio non da giuoco intellettualistico, ma nutrito di robuste esigenze morali, che lo spingono a scrutare, a intendere gli uomini, le città, le cose per afferrarne il senso, per scoprirne la loro ragione di vita. La fantasia, le immagini così qui non vivono una loro autonoma esistenza, ma stanno lì, spesso belle, come esemplari di una realtà << novità » librarie che non appartengono alle categorie di moda, si vanno facendo . ' . sempre p1u gravi. FRANCESCO COMPAGNA che allo scrittore interessa essenzialmente . capire. Roma dà il titolo al volume, ma si tratta, in realtà, di una panoramica sulla penisola, tra vecchie e nuove tappe di itinerari italiani: Milano, Venezia, Genova, Vicenza, Ortona, Pescara: nomi geografici che diventano, come sempre, spunti per notazioni sociologiche, politiche, psicologiche, n1orali che si affollano generandosi le une dalle altre, creando prospettive mutevolissime. 1fa se il letterato 11 lo scrittore non può non avvertire la bellezza lacustre di S. Marco sotto la pioggia, o la monumentalità rinascimentale del teatro di Vicenza, sempre il comune denominatore è dato dagli uomini di queste città. E Venezia si ferma nella sua memoria per la sobria e gentile dignità dei suoi poveri, e Genova per il risoluto o patetico permesso di vivere chiesto dai meridionali immi- . grati. Ma ancora altre angolazioni si concede Alvaro. Il mondo del collegio che avevamo incontrato nell'Amata alla finestra e nell'Età breve, ricompare qui, come personale, autobiografica memoria, nel raccontino intitolato << Mondragone ». << Fiume 1921 » è un bello scorcio sulla fine dell'avventura àannunziana: la stanchezza, la sfiducia, il << Comandante lontano », l'ineluttabile ;enso di smobilitazione, colti e individuati attraverso un volto, un gesto, una detonazione isolata in una notte calmissima. O ancora, altra dimensione di questo così cangiante volume, quei due ritratti da [127] Bibloteca Gino Bianco •
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