pici da città di retrovia in una realtà che era a sua volta tipica: per dirla con Giustino Fortunato, <<la città più orientale dell'Occidente e più occidentale dell'Oriente». E tuttavia quell'incontro napoletano fra gli americani e l'Italia ha pure rappresentato il primo passo di una <<amicizia» che non è soltanto il luogo comune di una retorica diplomatica; e della quale anzi libri come quelli dello Hughes sono una testimonianza, come altri libri di studiosi americani sull'Italia e la sua storia (si pensi al Greenfield storico dell'economia risorgimentale, al Matthews de <<I frutti del fascismo», al Salomone interprete autorevole dell'età giolittiana ). . . . ' E a questo proposito, a proposito cioè dell' <<amicizia » italo-an1ericana, si vedano le pagine conclusive del volume. Qui i termini su cui l' <<amicizia» può diventare politicamente sempre più operantte non sono quelli generici - per così dire~ alla Fiorello La Guardia; o alla Fanfani del recente viaggio oltratlantico - ed oratorii: sono quelli della moderna assistenza tecnica e cooperazione economica, dell'abbassamento delle tariffe doganali americane e della liquidazione dei pregiudizi contro l'immigrazione italiana, nella consapevolezza che i problemi italiani sono difficili ma non insolubili, nella coscienza Jella comunitl atlantica come realtà avviata verso comuni sviluppi o verso comuni depressioni. Discorso ed esortazione di un americano agli americani, dunque; ma esortante al tempo stesso gli italiani a perseverare sulla strada della democrazia; e rivolto ancora agli americani, a certi an1ericani, per•.~hènon perdano di vista, per un semplicistico anticomunismo, l'esigenza di aiutare in tutti i modi il paese amico <<a salvare questa democrazia dal rischio di cadere nel- . le mani di coloro che, sotto il pretesto di rafforzare la libera società contro il pericolo comunista, finirebbero per distruggere proprio quei valori che si erano incaricati di proteggere ». Nel recensire tardivamente questo prezioso volume contrariamente a quanto era stato fatto da altri recensori noi abbiamo voluto soffermarci sulle pagine iniziali e finali, su quelle pagine che sono più aderenti al titolo che al sottotitolo, sulla parte relativa ai rapporti fra i due paesi nel passato e nel presente. E questo perchè riteniamo che qui si sono dette da parte dell'Autore cose di molto buon senso meritevoli di essere n1editate da tutti gli esponenti maggiori e minori della diplomazia americana operante in Italia (e chi fra questi diplomatici o fra i giornalisti, destinato in Italia, non si affretterà infatti a leggere questo libro? E ' . . . . certo ne trarra giovamento e prez1os1 criteri di orientamento: il che è senz'altro un fatto positivo) e da tutti i quadri politici e pubblicistici italiani. Si può aggiungere che la parte centrale del volume costituisce - a parte questa o quella riserva, fatte valere da Salvatorelli, in una recensione sulla Starnpa, e da Spellanzon, in una recensione su Società, a proposito sull'interventismo e dei sentimenti degli italiani durante la seconda guerra mondiale - una introduzione esemplare allo studio delle vicende dell'Italia unita non solo per gli a1nericani che a questo studio volessero dedicare una maggiore attenzione, ma anche per i lettori italiani. Un libro inso1nma che merita la maggiore diffusione, e una atf1261 BiblotecaGino Bianco
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