Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

H. STUART HuGHEs: Italia e Stati Uniti, Firenze, <<La Nuova Italia», 1956. Questo libro è stato scritto da uno studioso americano professore universitario, che ha frequentemente visitato l'Italia negli anni trenta, vi ha combattuto negli anni quaranta, vi è tornato cinque volte dopo la guerra, ha studiato la storia e i problemi politici del nostro paese, e in particolare le vicende che intorno agli anni cinquanta hanno segnato il periodo che gli scrittori ufficiosi chiamano della ricostruzione. Si è osservato da taluni recensori che il sottotitolo del libro (<<Un secolo di storia italiana vista da un americano ») risponde al contenuto meglio del titolo (Italia e Stati Uniti), <<che sembrerebbe~ indicare uno studio delle relazioni, passate e presenti, fra i due Paesi». L'osservazione è giusta: alle relazioni fra i due paesi sono dedicate soltanto le pagine iniziali e quelle finali. Sono pagine però di considerevole interesse per noi italiani, e da molti punti di vista. Anzitutto perchè esse ci ricordano che le principali relazioni del passato fra Italia e Stati Uniti si sono intrecciate intorno al grande fenomeno dell'emigrazione meridionale:,, verificatosi tardivamente, quando già la nazione a1nericana si era formata e aveva assimilato correnti migratorie assai più qualificate di quelle dei poveri cafoni analfabeti. Di guisa che l'assimilazione di questi ultimi arrivati è stata difficile e insufficiente: le correnti italiane, varcato l'Atlantico, non erano più destinate a seguire le rotte dei pionieri, si sono arrestate nelle grandi città della costa occidentale, hanno fornito muratori in quantità e ahimè, gangsters di qualità, mafiosi· urbanizzati e americanizzati; e quindi i cittadini americani non hanno dagli italiani immigrati ricevuto una immagine di coionizzatori (eppure si trattava di quegli stessi contadini che avevano piantato la vite, l'ulivo, l'arancio, sulle terre più impervie della madrepatria), ma quella degli abitanti di Brooklin, che nel migliore dei casi somigliavano a Marty, nel peggiore a Luciano. Questa immagine hanno poi ritrovato gli americani sbarcando in Italia come esercito liberatore, ma anche occupante, nel 1943. <<La popolazione locale sembrava a un tempo molto vicina all'i\me- • rica e molto lontana da essa», scrive Hughes quando la sua <<storia di un secolo di vita italiana » è pervenuta alla svolta della Liberazione: gli italiani liberati erano per sangue i parenti degli italo- . . amer1can1, eppure non appartenevano completamente, come gli Inglesi, i Francesi o i Tedeschi, alla moderna civiltà occidentale; sotto certi aspetti apparivano quasi forestieri quanto gli Arabi . del Nord-Africa ». Il tema dei rapporti fra la realtà del Mezzogiorno d'Italia e quella dell'Occidente europeo è un tema che è stato ampiamente dibattuto su queste nostre pa- ' gine; e dalla citazione riportata ci sembra che Hughes ne abbia piena consapevolezza e anzi lasci intravvedere un altro aspetto di esso, quello connesso all'emigrazione transoceanica. Del resto quella Napoli nella quale si accamparono nel 1943 gli americani, quella Napoli che Burns vide agitarsi nella sua <<.Galleria», e che noi stessi definimmo la <<NapoliShangai », manifestava certi fenomeni ti- [125] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==