e felice, sulla strada imboccata nei racconti e proseguita ne << Il visconte dimezzato ». Nel nuovo libro si trova davvero tutto il migliore Calvino: vi si rinviene infatti la sicurezza dell'ambientazione storica, l'originalità fiabesca della trama, la sapiente sentenziosità, il sentimento della natura. Il racconto è la cronaca degli avvenimenti di cui si compose l'esistenza del barone Cosimo di Rondò che, all'età di 12 anni, non volendosi piegare alla paterna autorità e rifiutandosi di mangiare un piatto di lumache, salì su di un elce e, per tutta la vita, non pose più piede a terra. Il << barone ram pante » visse è vero · sugli alberi, ma in un modo civile (proprio allo stesso settecentesco modo di intendere il ritorno alla natura), amando col cuore e coi sensi una dolce e bizzarra vicina (Viola, creatura che ha l'inquietudine di certe creature del primo romanticismo), combattendo contro i pirati, vigilando sulla incol umita di Ombrosa, il suo paese, dalle fiamme, studiando e scrivendo trattati ed ideali costituzioni repubblicane, rappresentando dinanzi a Napoleone la parte patriottica e repubblicana degli abitanti di Ombrosa. Prima di morire, infine, Cosimo si afferrò ad una mongolfiera ed insieme ad essa scomparve, sì che i parenti dovettero scrivere a mò di epitaffio sulla tomba di famiglia: Cosimo Piovasco di Rondò - visse sugli alberi - amò sempre la terra - salì in cielo ». Questo originale personaggio è dunque una tipica figura del '700: il primo uomo capace di esperimentare il ritorno alla natura. Eppure il suo razionalismo è più apparente che reale. La verità è che Calvino non può nascondere - nel suo personaggio - l'abbandono all'ineffabile fluire della sorte (sentimento che è dei moderni, a partire dai romantici) e, nella immagine dell:1 natura silenziosa e fedele custode dei pensieri e degli atti degli uomini, la coscienza - espressa anche attraverso il sorriso - che l'uomo non può compiutamente rea• lizzarsi col puro ritorno ad essa (ricordare p. es.: lo sgomento che prova Cosimo nel1' accorgersi di una radura che gli impedisce di accostarsi alle imbarcazioni sulla riva del mare; il significato simbolico di questa scena è abbastanza evidente). L'effetto della presenza di questi motivi, per così dire, preromantici è una maggiore profondità del racconto. Non mancano però, in questo, gravi limiti: sopratutto, lo svolgersi della trama del racconto dà spesso (specie nel finale) l'impressione di trarre impulso più da una ormai consumata esperienza tecnica che dallo slancio della fantasia. Tuttavia il risultato che lo scrittore ottiene è certo importante: il libro è mosso da sentimenti genuini, p·ur se disvela qua e là tracce di costruzione letteraria; è divertente, anche se si avverte in maniera esplicità che l'autore è il primo a considerare il racconto un suo « divertimento »; è, sopratutto, svincolato da sterili schemi narrativi, da schiavitù alle mode, siano queste decandentistiche o neo-realistiche. E' poi, con riguardo all'impegno morale dello scrittore, un libro in cui l'ironia e la fiaba non sono pretesto o ghiribizzo, ma modo squisitamente universale di parlare dell'uomo e delle sue vicende. ENNIO CECCARINI [124] BiblotecaGino Bianco
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