Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

ITALO CALVINO: Il barone rampante, Einaudi, 1957. Il libro che Italo Calvino ha scritto, intitolandolo estrosamente << 11 barone rampante », mostra con evidenza definitiva quanto fossero superficiali i giudizi che accolsero l'esordio dello scrittore: nella maggioranza di quei giudizi si affermava che Calvino sembrava scrittore di un solo. libro (un po' al modo di Rigoni Stern e di quegli altri che hanno raggiunto risultati di un certo valore raccontando una irripetibile esperienza personale, nata per lo più nel1' occasione di avvenimenti storici giganteschi come la guerra, la lotta partigiana, la crisi del fascismo, le dure prove della prigionia o della Resistenza). Con il <<Barone rampante» Calvino ha mostrato di aver raggiunto quel grado di autonomia espressiva che solo consente di parlare di raggiunta maturità dello scrittore. Per la verità anche al tempo del <<Sentiero dei nidi di ragno » qualche critico dei più sensibili (in particolare Pavese) aveva avvertito circolare, nelle pagine di Calvino, un gusto particolare del paesaggio, o meglio ancora della natura, ed un ancor più particolare modo di rivivere le aspre vicende belliche, in chiave favolosa (come giuoco crudele che rapisce e travolge, ma che è possibile raccontare con lo sguardo limpido e distaccato), tali da far pensare ad originali capacità espressive dello scrittore, ancora lontano tuttavia dalla giusta espressione. Quell'istintivo sentimento della natura, a un tempo, e del fantastico si sono andati trasformando ed evolvendo, nell'intimo dello scrittore, fino a consentirgli il racconto avventuroso. La trasformazione non è avvenuta senza fatica: il senso del fiabesco, ab orz·gine, era un po' rigidamente mutuato dalla scoperta di Pavese della <<regione»; ed anche la prosa di Calvino si plasmava sui mo• delli pavesiani con quella duttilità un poco corriva che è forse, oggi ancora, uno dei pericoli maggiori dello scrittore. Tuttavia Calvino ha saputo procedere indovinando una maniera personale di espressione, senza cadere nel pericoloso equivoco della rievocazione dei luoghi, delle figure, delle esperienze che forniscono lo spunto del suo primo libro. Egli è riuscito in tal modo a sfuggire a tutti i pericoli insiti nella cosiddetta <<letteratura di memoria », dal lirismo estenuato al moralismo spesso di ma- . n1era. Già nei racconti riuniti sotto il titolo <<Ultimo viene il corvo » si avvertiva insieme ad evidenti limiti - come per es. la allora di maniera protesta sociale - il liberarsi dei motivi più congeniali all'Autore: la fresca inventività, la creazione di personaggi e di trame vivacemente intrecciantisi, ed anche un gusto spontaneo per la sentenza, per la conclusione moraleggiante .. Ne <<Il visconte dimezzato» questi motivi assumevano forma più compiuta: il superamento di accenti superflui, la assimilazione delle influenze pavesiane fino al loro completo assorbimento nel quadro di originali esperimenti di forma e di contenuto, segnavano il superamento di alcuni dei limiti più evidenti. Una felice mescolanza di libera inventività, di satira di costume, di giudizio moralistico, dava vita al primo racconto di avventure di Calvino. Dopo l'esperimento della trascrizione delle <<Fiabe », il <<Barone rampante » indica il proseguire, sempre più sicuro [123] Bibloteca Gino Bianco

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