Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

miti, « quelli che debbon essere pudicamente amati». E qui a volte l'ironia di Laurenzi, quando pur c'è, si fa morbida, velata: << Le spose in viaggio di nozze portano il cappello, qualunque cosa accada, in qualunque ora del giorno, qualunque toilette vestano. La toilette, poi, è· generalmente un abito a giacca beige, con calze, scarpe, guanti, borsetta, cintura e, beninteso, cappello dello stesso colore: un'uniforme: e sembra acquisti un ~ignificato press'a poco tote1nico o sacramentale ... >>. i\ volte (si ricordi soprattutto la pagina dçdicata all'ergastolano-poeta di Regina Coeli) l'emozione, la solidarietà sembrano perfino rompere la secchezza contenuta dello stile. E su tutto questo, Roma; che è indovinata, a volta, dietro i personaggi, come loro teatro naturale, e a tratti si espande attorno ad essi, in uno sfondo inatteso, aperto. La prima pagina del libro, con quella piazza Ungheria còlta nell'aria lucida e allegra di un recente mattino di Natale, è tra le ~ose migliori del libro. La passione di Laurenzi per Roma, dispersa nei toni spesso acerbi e inesorabili dell:l sua requisitoria volterriana, dissipata· negli aspetti più risibili del suo campionario umano, è tuttavia un motivo difficile ad afferrarsi. Roma per 1 ui è, in un certo senso, quello che Catania era per Brancati: la città lo seduce come una realtà a sè stante, troppo superiore e troppo fuori del tempo per venire coinvolta nella polemica e nella parodia. In una pagina del diario, questa distinzione appare avanzata con l'animo di chi si senta in dovere di pagare un vecchio debito: « Pietà per Roma. Le sue pietre, il suo cielo non· sono responsabili di certe abitu-dini; nè le sue notti. Sono, queste, notti di tepido splendore, che succedono a tramonti rosei, senza una nuvola, come albe di prin1avera. Lunga- .mente brilla e s'intenerisce Venere, nel cie~o illune; da molti anni Roma non conosceva un'estate così limpida: qualunque spettacolo notturno si giova di questa pace. Alle Terme di Caracalla, sere fa, guardando il cielo, la romanza della Tosca par.. ve, per qualche attimo, una melodia immortale ... » (p. 66). Nulla di più lontano da Laurenzi che le prediche a freddo, le disquisizioni teoriche, la vanità delle chiose con cui si tenta di spiegare certi stati d'animo che sono prevalentemente istintivi, e appunto perciò colgono sovente nel segno di valori spirituali più profondi. La disposizione morale che è alla base di questo suo << breviario dell' antiqualunquismo » è complessa e sfuggente, non collima rigorosamente con un atteggiamento di tipo <~ protestante » nè si esaurisce nella ricerca snobistica di qualcuno di cui dir male ad ogni costo. Se qualcosa si può affermare, giunti aHe ultime pagine di questi Due anni a Roma, è che il cinismo del suo autore è soltanto un'apparenza, una difesa subitanea legata a questo o quel particolare (frivolo, ottuso, o pagliaccesco) della vita contemporanea. Laurenzi è un moralista troppo intelligente e sensibile per potersi arrestare su una posizione negativa: egli si limita a guardare con coscienza, a volte con amarezza o con disagio, ai suoi e nostri simili, << travolti da miti assurdi, nella tenebra dei quali brilla la speranza». NELLO AJELLO [122] Bibloteca Gino Bianco

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